
Luigi il restauratore
Grosseto, 8-9 maggio 1999: il Ministero della Pubblica Istruzione emana la “bozza” coi criteri per il riconoscimento delle Associazioni Studentesche (le sole a cui vanno erogati i fondi statali). Ovvero, la scuola secondo Berlinguer ultimo atto. 20mila tesserati; 200 rappresentanti nei Consigli; diffusione sul territorio di almeno 5 regioni italiane; uno statuto che qualifichi l’associazione come indipendente e democratica. Non sono i requisiti per formare un partito politico, ma i titoli che vengono richiesti a qualsiasi gruppo di studenti delle scuole italiane per essere riconosciuto. A chiunque voglia impegnarsi per affrontare i bisogni della condizione studentesca (anche semplicemente per aiutarsi a studiare) o per organizzare dei momenti per il tempo libero, non rimarrà a questo punto che munirsi di tessera. Perché le cifre parlano chiaro: a queste condizioni si realizzerebbe l’egemonia di due-tre associazioni studentesche di livello nazionale. Tutto questo non parrebbe davvero un incoraggiamento alla libera iniziativa e creatività dei ragazzi, né sembra in accordo con quella “libera associazione e libera espressione” garantita sia dallo Statuto degli studenti che dalla direttiva 133. Per tutelare la libertà di ogni singolo studente e il diritto all’esistenza della miriade di gruppi nati al di fuori di ogni logica di partito, il Coordinamento liste per la libertà della scuola ha organizzato una petizione al ministro della Pubblica Istruzione perché ritiri la sua proposta. Una raccolta di firme da inviare al Ministero contro ogni discriminazione tra le associazioni. Non resta che faxare.
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