
L’Unione europea vara il commissariamento preventivo per i paesi dell’euro in difficoltà
Tremino i paesi dell’area euro che non hanno i conti in ordine, perché il commissariamento preventivo dell’Unione europea su di loro sarà realtà a partire dal prossimo autunno. La plenaria del Parlamento europeo ha, infatti, approvato ieri a larga maggioranza il cosiddetto “2 pack”, ossia una coppia di regolamenti che mira, per dirlo con il linguaggio degli eurocrati, a «rafforzare» la governance europea imponendo di sottoporre le bozze di leggi finanziarie dei paesi dell’eurozona al controllo preventivo da parte della Commissione europea, già a partire dal prossimo mese di ottobre.
ALLA FACCIA DELLA DEMOCRAZIA. Si tratta della relazione Gauzès, dal nome dell’eurodeputato francese del Partito popolare europeo Jean Paul Gauzès, sul regolamento per il «rafforzamento della sorveglianza economica e di bilancio degli stati membri che si trovano o rischiano di trovarsi in gravi difficoltà per quanto riguarda la loro stabilità finanziaria nella zona euro» e della relazione Ferreira, che prende il nome di Elisa Ferreira, l’eurodeputata portoghese membro dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici, sul regolamento per il «monitoraggio e valutazione delle bozze di piano finanziario per assicurare la correzione del deficit eccessivo». La prima è stata approvata con 528 voti favorevoli, 81 contrari e 71 astenuti, la seconda ha, invece, ottenuto 526 sì, 86 no e 66 astenuti. I due regolamenti entreranno in vigore dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. E si applicheranno direttamente, senza necessitare di alcuna trasposizione in una legge nazionale.
IL COMMISSARIAMENTO PREVENTIVO. Stando a quanto si legge nella prima delle due relazioni e secondo i convincimenti degli eurocrati, «occorre che uno stato membro la cui moneta è l’euro sia soggetto a una sorveglianza rafforzata se è colpito – o rischia di essere colpito – da gravi perturbazioni finanziarie onde garantire un rapido ritorno alla normalità e proteggere gli altri stati membri della zona euro da possibili ripercussioni negative». E non è tutto: «Tale sorveglianza rafforzata dovrebbe essere proporzionata alla gravità dei problemi e graduata di conseguenza». Essa, pertanto, «dovrebbe comprendere un accesso più ampio alle informazioni necessarie per monitorare in modo rigoroso la situazione economica, fiscale e finanziaria, e la presentazione di relazioni periodiche alla commissione competente del Parlamento europeo, nonché al Comitato economico e finanziario (Cef) o a qualsiasi sottocomitato che questo designi a tal fine».
RESTRIZIONI. Le medesime modalità di sorveglianza, poi, sempre secondo gli eurocrati, dovrebbero applicarsi anche a quegli stati membri che chiedono di essere assistiti a titolo precauzionale mediante l’Efsf, il Fondo europeo di stabilità finanziaria, il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e il Fondo monetario internazionale (Fmi) o altra istituzione finanziaria internazionale. Lo scopo? «Prevenire che uno stato membro in difficoltà sotto il profilo della stabilità finanziaria contagi il resto della zona euro e, più in generale, l’Unione nel suo insieme». Su proposta della Commissione europea e previa consultazione della Banca centrale europea, inoltre, il Consiglio europeo potrà anche «autorizzare restrizioni riguardanti paesi terzi responsabili della circolazione di capitali pericolosi per il funzionamento dell’Unione economica e monetaria».
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