
L’UOMO DI QUALE PROVVIDENZA?
L’obiettivo fondamentale dell’Udc nelle sue grandi manovre sulla discontinuità non era certamente la candidatura di Casini alla presidenza del Consiglio o la sostituzione di Berlusconi. Più volte Casini ha dichiarato di non essere candidato e che Berlusconi invece lo era. L’obiettivo del leader ex dc era piuttosto un altro: ottenere il cambiamento della legge elettorale della Camera dei deputati in senso proporzionale. Questo non era solo l’interesse dell’Udc ma anche quello dei postdc dell’Unione, tesi soprattutto, dopo le sconfitta della CdL, a differenziare il loro partito dagli altri dell’Unione. Mastella si era espresso più volte su questo punto: e si poteva pensare che gli sforzi dell’Udc per il mutamento proporzionalistico della legge elettorale avrebbero avuto una qualche risposta da parte dei centristi dell’Unione. Follini è andato a Telese per proporlo, ma sono stati Mastella e Rutelli a dirgli che ormai era troppo tardi e che non erano interessati. Follini è dunque lasciato solo nella terra di nessuno. L’articolo del segretario dell’Udc sul Corriere della Sera del 1 settembre indica, credo, l’autunno dei disegni proporzionalistici del suo partito. E non a caso l’articolo tende a qualificare l’influenza che l’Udc ha avuto nella vita del governo, a indicare gli obbiettivi conseguiti e quelli proposti, a qualificare il suo partito all’interno della coalizione berlusconiana come forza di governo. Soprattutto, Follini ha dichiarato che l’Udc voterà la riforma costituzionale che egli sostiene di aver influenzato politicamente, spostando l’accento dal federalismo alla sussidiarietà.
Sembra meno credibile l’ipotesi, che il Corriere ha così autorevolmente sostenuto sino a farne la linea politica del giornale, che l’Udc decida di andare alle elezioni separata dalla CdL. Si assumerebbe la responsabilità delle vittorie del centro-sinistra e diventerebbe al più una costola del partito di Mastella, senza avere i consistenti vantaggi politici che Mastella ha ottenuto dal suo inserimento nell’Unione. I fatti diranno se questa interpretazione è giusta, perché in politica sono possibili scelte logicamente imprevedibili. Ma l’articolo di Follini mi pare significhi che l’Udc intende qualificarsi come partito che ha operato nel governo Berlusconi e che si sente quindi responsabile di esso piuttosto che un partito nella terra di nessuno. Tutto questo logoramento del governo è stato perciò un logoramento dell’Udc stessa, ha condotto quel partito in un culo di sacco. Follini non può rallegrarsi di essere stato chiamato dal Manifesto «l’uomo della provvidenza» perché critico dell’opera di Berlusconi e del governo di cui esso era gran parte e, spesso una parte decisiva, capace di costituire, come fu detto, un suo “subgoverno”.
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