
Lussuria
Durante le vacanze natalizie abbiamo organizzato il tour familiare ad Amsterdam. Sveglia 8.30, colazione 9.30, lodi per chi vuole. Giro per tutti i famosi musei (Van Gogh, Rijksmuseum), le case famose (Rembrandt, Anna Frank) e poi, per caso, anche quelle più famose, le vetrine con le signorine in vetrina. Vista l’ora in cui siamo passati (11 del mattino) erano probabilmente quelle di seconda scelta, un po’ obese e probabilmente pagate dall’ufficio nazionale del turismo per non far mancare una delle attrazioni della città. Tutto intorno decine di “coffee shop” dove arrotolarsi e fumarsi una canna, in fondo anche questa è un’attrazione. Poi ti capita il museo di arte moderna (Stedelijk) diventato, in via di ristrutturazione, di sola arte contemporanea. Lì, proprio lì, capisci tutto. Raramente ho avuto modo di vedere porcate simili, cose indegne presentate come arte, ridicole esposizioni fatte passare per artistiche: il nulla. Luogo dove il nulla fa tendenza per stare al passo con il nulla del resto. Un nulla perfino ideologico tanto è ricercato. Mille volte meglio le forme obese del mercimonio carnale, che il disastro del nulla praticato e costoso. Infine la sorpresa, il Begijnhof, un grande cortile con una bellissima chiesa e piccole case tutte intorno, dove donne nubili o vedove (dal 1300 all’ultima morta nel 1970) senza voti monastici si dedicavano alla cura di malati e anziani, in centro città. Angoscia sperante: ci saranno ancora delle beghine nella storia?
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