
Ma cos’è una guerra mondiale nell’agenda delle priorità di D’Alema?
11 settembre, 11 marzo, 11 luglio: il numero 11 è la cifra di Al Qaeda. Stati Uniti, Spagna e India sono stati colpiti nella sua ricorrenza. Evidentemente Al Qaeda si è inserita nel conflitto del Kashmir come si è inserita in quello irakeno.
Non è un caso che l’attentato di Bombay sia contestuale all’attacco degli Hezbollah a Israele partendo dal Libano. E questo mentre la guerra irakena è diventata un conflitto tra sunniti e sciiti, il che rende impossibile una soluzione politica del problema iracheno e la fondazione di uno Stato democratico in quel paese. Se a questo si aggiunge l’attacco iraniano ad Israele, con le dichiarazioni del presidente di Tehran che invita gli occidentali a riprendersi gli ebrei in Europa, non si può non pensare che vi sia un coordinamento in una serie di azioni che hanno tutte per obiettivo il conflitto dell’islam con l’Occidente.
Al Qaeda non è solo un’organizzazione terrorista, è anche un momento spirituale che tende a radicalizzare il conflitto con l’Occidente soprattutto quando, come in Irak, esso diviene uno scontro intermusulmano. La regia iraniana ha mosso gli Hezbollah del Libano. Il movimento ha origine da un gruppo di pasdaran iraniani sbarcati nel paese dei cedri. Le strategie di Al Qaeda e del governo iraniano, opposte dal punto di vista musulmano, si congiungono.
La differenza tra loro è grande. Al Qaeda è un movimento sunnita, interno alla fisionomia spirituale del gruppo più rilevante del mondo musulmano. Il governo iraniano è sciita e tende a mettere in luce la sua singolarità di primo paese mediorientale a poter creare l’arma nucleare, oltre a Israele. Due strategie diverse: una, quella sciita, agisce con il potere di uno Stato, controlla un paese ricco di energie naturali, che può assumere, paradossalmente grazie alla sua eccezione sciita, un ruolo antioccidentale e antisraeliano. Al Qaeda è un’organizzazione vocazionalmente di massa, agisce con l’iniziativa individuale e di gruppo e può operare in tutta l’area islamica, soprattutto in quella dell’immigrazione. Il fatto che l’attentato londinese sia giunto fuori del numero 11, mostra che si trattava di un’iniziativa locale, non impegnava la strategia globale propria di Bin Laden, l’autoproclamato califfo dell’islam sunnita.
In modo lento e graduale, ma radicale e deciso, la Terza guerra mondiale è cominciata. L’attentato alle Torri gemelle è la dichiarazione di guerra: tutto ciò che ne è seguito indica la capacità dei terroristi di operare nelle condizioni più diverse in tutta l’area della comunità islamica. Se vi si aggiunge la crescente persecuzione islamica contro i cristiani, si può cogliere la dimensione di guerra spirituale e civile a un tempo come si addice all’islam. In queste circostanze, il problema politico della maggioranza di governo in Italia è la crisi di coscienza interna alle sinistre antagoniste circa l’Afghanistan.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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