
Ma cosa c’entra Tolkien con la follia omicida di un pazzo? «Niente»
Un pazzo esaltato spara a un gruppo di senegalesi, uccidendo due persone e ferendone altre, poi si suicida. È la triste cronaca di un giorno di follia a Firenze. Davanti alla tragedia, alcuni quotidiani si soffermano sulle letture del killer, evidenziando che tra i suoi libri preferiti c’è la saga de Il Signore degli Anelli. «È una sorta di paturnia tutta italiana, questa di un Tolkien di destra e fascista» spiega a Radio Tempi Paolo Gulisano, saggista ed esperto della cultura inglese otto e novecentesca, biografo di Tolkien, Lewis, Chesterton e del beato Newman. «Quando l’opera di Tolkien, uscì negli anni ’60 negli Stati Uniti, fu amato dalla generazione dei campus americani ecologisti: il fondatore di Greenpeace si ispirava alla saga e diede il nome Frodo alla prima barca della sua organizzazione. Quando arrivò in Italia, al Signore degli Anelli fu appiccicata l’etichetta di destra. La cultura di sinistra, dominante a quel tempo, bollava come cultura di destra tutto ciò che trattasse di cavalleria ed epica medioevale».
È vero però che Tolkien destò molto interesse tra i giovani di destra.
«Un certo mondo di destra in cerca di riferimenti che non fossero i nostalgismi del “ventennio” si interessò a Tolkien, organizzando i famosi “Campi Hobbit”. Ma considerare per questo Tolkien una “cattivo maestro” di un certo pensiero di destra è un’esagerazione. Questo mondo di destra ha manipolato e stravolto totalmente i contenuti del “Signore degli Anelli”».
Come si può leggere correttamente quest’opera letteraria?
«Il Signore degli Anelli non esalta assolutamente la forza guerriera, non prevalgono gli scenari cupi né la Contea: è uno scenario prettamente nordico e l’eroismo rappresentato non è il super eroismo “nietzscheano”: non è una forzatura descrivere il romanzo come una storia di piccoli e umili, molto cristiano in questo, come gli hobbit. Non c’è nessuna esaltazione della violenza, c’è invece una sottolineatura della dedizione, dello spirito di sacrificio, dell’amicizia: tutte virtù cattoliche sperimentate da Tolkien. Quest’opera letteraria è un’epica di valori positivi. Il killer di Firenze non è certo paragonabile a un hobbit, bensì a un orco, ripensando alla trama della saga».
Molti commentatori hanno messo in parallelo il pazzo di Firenze con Breivik, l’omicida norvegese, partendo dal loro comune interesse per la cultura medioevale dei crociati e dei templari.
«Esatto. Passano gli anni, passano la culture e le revisioni storiche, ma, gratta gratta, il Medioevo è rimasto l’oggetto dell’odio di una certa cultura laicista e anti-cristiana, che evidentemente non digerisce che ci siano stati i secoli medioevali, quando sono sorti i castelli, gli ospedali e le università. Purtroppo il medioevo rimane, per molti, “la leggenda nera” e il male assoluto».
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