
Ma perché scioperano gli statali?
Hanno ragione o torto i sindacati che per il 26 ottobre hanno proclamato lo sciopero generale di otto ore dei lavoratori statali? Se non siete un dipendente statale, dovreste pensare che hanno torto. Se siete un dipendente statale, penserete naturalmente, nella stragrande maggioranza, che hanno ragione. Quanto poi ai sindacati confederali, la loro decisione ha un significato che vale la pena di approfondire.
Per chi non è un dipendente statale, appare stridente con elementari criteri di equità che, a parità di qualifica, il dipendente pubblico sia iperpremiato rispetto a quello privato. Non stiamo parlando di trattamenti salariali da nababbi, ci mancherebbe. è una guerra tra poveri: anche i dipendenti pubblici italiani sono assai meno pagati di quelli francesi e tedeschi. Ma ciò che conta è che, fatta pari a 100 la retribuzione di fatto nel 2000, quella degli statali è cresciuta a quasi 130 in 6 anni, quella del settore privato manifatturiero è cresciuta di 20 punti in meno, è ferma a 110. Scusate se è poco, come pugno nell’occhio e nelle tasche. Lasciamo perdere poi che nel settore privato il dipendente è soggetto a controlli e valutazioni di merito e produttività che nel settore pubblico restano totalmente sulla carta, visto che mille inchieste confermano che i premi produttività nel settore pubblico sono attribuiti per tutti con criteri di sola anzianità e senza alcuna verifica che non passi per l’assenso scontato del capufficio o caposervizio. Insomma: per chi non è statale, è più dura nel nostro paese, e dunque la loro protesta appare un po’ eccessiva.
Naturalmente, se questa logica di maggior incremento salariale e di tutela – chiamiamolo privilegio, per essere chiari – è assai più spinta nel settore pubblico che in quello privato, è perché i sindacati del settore hanno peso assai maggiore sul contraltare al tavolo della trattativa, di quanto capiti invece rispetto ai tavoli dei contratti privati. è una delle più gravi malattie del nostro paese, quella per cui i governi pro tempore – da questo punto di vista destra e sinistra non hanno fatto alcuna differenza – siano assai più sensibili alle richieste dei dipendenti pubblici che privati, credendo che il bacino delle quasi 4 milioni di unità lavorative e dei loro congiunti rappresenti un bacino elettorale più facilmente acquisibile e controllabile mediante elementari meccanismi di riconoscenza. I sindacati del settore, dunque, fanno il loro mestiere. è la controparte, cioè il governo, che dovrebbe sentirsi maggiormente “vincolata” alla maggioranza della popolazione attiva, che non sta nel settore pubblico. In definitiva, il rinnovo del contratto 2008-2010 potrebbe risolversi anche con appostamenti finali di cifre diverse dall’immediata disponibilità di “almeno” 2,5 miliardi di euro sin dal 2008, come chiedono i sindacati.
Ma c’è un’altra ragione per la quale i sindacati si sono trovati tutti d’accordo nello sciopero generale. Sono divisi sul protocollo del welfare, che il governo ha posposto rispetto alla Finanziaria aspettando l’esito del referendum tra lavoratori e pensionati, nel quale la Cgil è spaccata dal no della Fiom e dalle ulteriori richieste di modifica sulla legge Biagi avanzate dalla sinistra antagonista. Sono scontenti del fatto che il governo abbia detto dei sì a Dini – niente aumento della tassazione sulle cosiddette rendite finanziarie – e dei no alla Bindi come a Rifondazione. Dunque è sul settore statale che intanto possono scaricare tutti insieme il proprio ultimo avviso a Prodi: o ti dai una raddrizzata, oppure non ti faremo sconti, neanche noi che fino a ieri eravamo i tuoi migliori amici.
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