Ma se si alleano ispanici e afro…

Di Lorenzo Albacete
15 Marzo 2001
I numeri del Censimento 2000 degli Usa non sono ancora disponibili, ma alcuni dati cominciano a filtrare

I numeri del Censimento 2000 degli Usa non sono ancora disponibili, ma alcuni dati cominciano a filtrare. La settimana scorsa è stato anticipato che la minoranza ispanica è cresciuta più rapidamente di qualunque previsione, che i cittadini di origine ispanica hanno raggiunto per quantità gli afro-americani e stanno per diventare la più grande minoranza nel paese. Si tratta di uno sviluppo che ha importanti implicazioni per questo paese e per il mondo. A motivo del fatto che questo grande numero di cittadini americani non è stato ancora assimilato dalla cultura dominante come è accaduto per le altre minoranze, inclusa la maggior parte degli afro-americani. E il 70 per cento di essi sono cattolici. Non si tratta di “buoni cattolici”, né di “cattolici impegnati”, tanto meno di “pii cattolici”, ma sono cattolici per il fatto che la loro identità è ancora fondamentalmente determinata da istinti e priorità di tipo cattolico. Questo negli Stati Uniti non era mai successo. È vero che già in passato sono stati presenti grandi quantità di immigrati cattolici non assimilati, ma mai così numerosi, e comunque quelli del passato erano intenzionati a farsi assorbire prima possibile. Si erano davvero lasciati alle spalle il mondo da cui provenivano. Oggi, invece, il numero degli ispanici in permanente contatto col loro mondo di provenienza è enorme, e questa continuità culturale è incoraggiata dalle grandi multinazionali americane che vedono in loro un grande mercato e fanno pubblicità in spagnolo, dando così un sostegno decisivo alle tivù e alle radio in lingua spagnola. Inoltre l’egemonia protestante sulla cultura è svanita e molti protestanti praticanti cercano alleati nella loro battaglia contro il secolarismo dominante. In ambito politico sia i conservatori che i liberal si rivolgono alla comunità ispanica. I primi sottolineano i valori religiosi comuni, i secondi promettono assistenza sociale e solidarietà nella lotta contro il razzismo e la discriminazione. Una delle grandi questioni irrisolte, decisiva per gli scenari futuri, è il rapporto fra ispanici e afro-americani. Non si può fare a meno di notare il comprensibile risentimento di molti afro-americani per il fatto che gli ispanici stanno scippando loro lo status di vittime del pregiudizio razziale. Gli ispanici in realtà appartengono a varie razze, e il loro futuro dipenderà proprio dal fattore che prevarrà nella loro definizione sociale, se la razza o l’identità culturale. Nel primo caso, si uniranno agli sforzi afro-americani per sfidare la cultura dominante; nel secondo caso, potrebbero cercare di ottenere il sostegno afro-americano alla loro causa, oppure ignorarlo o addirittura contrastarlo con una propria forma di razzismo ed egoismo. Quanto detto sin qui presuppone che gli ispanici resteranno un’unica entità, e ciò non è affatto sicuro. Non solo gli ispanici sono diversi fra loro per razza e per condizione sociale ed economica, ma prima dell’attuale ondata migratoria negli Usa non esisteva una forte esperienza di solidarietà ispanica. È negli Stati Uniti, di fronte ad una cultura estranea a tutti gli ispanici, che per la prima volta ha avuto luogo un riconoscimento di unità e solidarietà, di appartenenza ad uno stesso popolo. La grande domanda è se l’identità cattolica rimarrà una parte integrale di questa esperienza. Questa è la sfida – la grande opportunità – che la Chiesa cattolica negli Usa si trova davanti. Una cosa è chiara: una solidarietà fra ispanici con un forte senso dell’identità cattolica e afro-americani trasformerebbe completamente questo paese. Lo sanno bene coloro che si oppongono a questa prospettiva. E che faranno del loro meglio per impedire questa eventualità.

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