
Macao rifiuta lo spazio ex-Ansaldo (così finisce la poesia dei “precari dell’arte”)
L’assemblea di Macao ha deciso di non prendere parte all’incontro di oggi indetto dall’amministrazione comunale presso l’ex Ansaldo per discutere l’assegnazione dello spazio in questione. Lo si legge in un comunicato stampa, frutto di un’assemblea permanente che dura da giorni: «Macao non intende essere un altro centro per le arti ma un nuovo centro per le arti, che reinventi le modalità di produzione e fruizione dell’arte e della cultura. Si pone dunque la necessità di mettere in discussione politiche culturali cittadine e nazionali, e scardinare metodologie di gestione delle risorse e degli spazi, pubblici o privati, per istituire invece la pratica del bene comune. La lotta che Macao sta perseguendo nasce e si sviluppa attorno alla Torre Galfa, un simbolo fisico degli accumuli di rendita e della speculazione finanziaria, che mette in luce l’impossibilità di distinguere la separazione fra poteri pubblici e privati. Dentro e attorno alla Torre si stanno sperimentando forme di democrazia reale».
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Peccato che le forme di democrazia reale verranno presto fatte terminare, come auspicava tutto il centrodestra e come ha annunciato oggi il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: «Fin dalla settimana scorsa ho affermato chiaramente che è assolutamente necessario rispettare le regole e che devono essere garantiti i diritti di tutti i cittadini. Per questo chiedo con forza che, da parte di chi vuole essere protagonista di iniziative culturali, si ponga fine a ogni comportamento che comporti un grave disagio ai cittadini e alla città. Condivido il fatto che la cultura debba essere un bene comune, ma anche il territorio della città è un bene comune».
Un’occasione persa? In parte sì, vista la funzione da polo aggregante che l’occupazione illegale della Torre Galfa ha svolto da una settimana a questa parte (ieri sera, per esempio, alcuni alunni del Conservatorio di Milano hanno scelto di suonare in piazza, davanti a migliaia di persone). Allo stesso tempo sono in molti a tirare un sospiro di sollievo. E soprattutto chi, all’assemblea di stasera indetta dal sindaco, parteciperà. Perché, per ogni Macao che pesta i piedi a terra capricciosamente ci sono una decina di associazioni che operano da anni, silenziosamente, osservando le regole (e spesso e volentieri in zone ben più periferiche) che per l’ex Ansaldo farebbero carte false.
Attualmente sono in corso due aggiudicazioni con bando per spazi nel Parco Lambro (Licata 41, Van Gogh), e un bando tuttora aperto e visibile sul sito del Comune interessa 11 negozi. Entro giugno tre nuovi spazi (via Saponaro, via Miramare e piazza XXV aprile) saranno messe a disposizione delle associazioni.
Certo, in zone come Quarto Oggiaro (la zona suggerita, ironicamente ma non troppo, dal capogruppo del Pd Carmela Rozza) non ci sono passerelle di vip a santificare il tutto, e nessuno fa foto con la reflex a Daria Bignardi e a Fabio Volo. Ma i progetti culturali ci sono, spesso snobbati anche da un’amministrazione che si è trovata nell’imbarazzante posizione di dover cercare un dialogocon un gruppetto di pseudo-rivoluzionari griffati Apple. Di tanto clamore, cosa rimane? Una decina di “precari dell’arte” (qualsiasi cosa voglia dire) a cui non interessava affatto avere uno spazio.
Ma che volevano uno spazio in particolare, la Torre Galfa, anche con una certa pretenziosità: lo dimostra la freddezza con cui sono stati accolti, in assemblea, gli interventi del sindaco e dell’assessore alla Cultura, Stefano Boeri. Preferire il tenersi stretta l’aurea poetica (che ha portato a un’ottima pubblicità) per alcuni è preferibile allo sporcarsi con il realismo, che comprende, come è normale che sia, anche la necessaria burocrazia. Ma ora che se ne vanno dal piazzale davanti alla Torre Galfa, qualcuno che è contento c’è. È il benzinaio che sta all’angolo con via Galfa, che da giorni, dato che «Macao non blocca le strade, Macao sblocca le menti», si è visto la piazzola occupata giorno e notte da tende da campeggio, reading pomeridiani e workshop di fotografia sociale.
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“Precari dell’arte”? Solo un mucchio di nullafacenti in attesa di essere mantenuti dalle solite elargizioni degli Enti Locali o dello Stato. Alzarsi tutte le mattine per andare a lavorare è qualcosa di inconcepibile per le nobili menti di questi “artisti”. Comunque nessuna preoccupazione, tempo una decina d’anni e la maggior parte di loro ci spiegherà tutto della vita dalla tv o dalle colonne di qualche rivista patinata. Del resto se ce l’ha fatta persino uno come Saviano…….