
Macron punta tutto sul nucleare. L’Italia cosa fa?

Avanti tutta sul nucleare. Si può riassumere così la presentazione fatta ieri da Emmanuel Macron del piano per combattere nel medio-lungo termine la crisi energetica e il cambiamento climatico.
La Francia punta tutto sul nucleare
«Anche se ridurremo del 40% il nostro consumo di energia», ha detto, «l’uscita dal petrolio e dal gas nei prossimi trent’anni ci richiederà di produrre fino al 60% di elettricità in più». Come farlo in modo sicuro e pulito? Il presidente della Francia prevede di decuplicare la produzione di energia solare entro il 2050, di aumentare del 10% quella di gas rinnovabile e di costruire 50 parchi eolici in alto mare per ricavare 40 gigawatt di energia entro il 2050.
Ma soprattutto, ha sottolineato Macron, la Francia punterà forte sul nucleare e costruirà fino a 14 nuovi reattori nucleari. I primi da realizzare entro il 2028 saranno sei reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata (Epr 2), con l’obiettivi di averli in funzione entro il 2035.
Anche la Germania si muove
Come dichiarato dal presidente francese, «siamo ormai convinti, e io penso che sia scientificamente assodato, che se vogliamo avere successo nella transizione climatica, mantenendo la sovranità energetica e la produzione industriale, non possiamo rinunciare al nucleare e alle altre fonti rinnovabili».
Contrariamente alla Francia, la Germania, che sta anche valutando se portare la tassonomia verde che ha dato il via libera al nucleare davanti alla Corte europea di giustizia, ha dismesso il nucleare e per affrontare la crisi energetica punta sulle energie rinnovabili e sul gas. Fondamentale in questo piano è l’inaugurazione del Nord Stream 2, il gasdotto di 1.200 chilometri ultimato il 10 settembre scorso che collega direttamente Germania e Russia passando sotto al Mare Baltico. Il progetto è controverso: tagliando fuori l’Ucraina e soprattutto la Polonia, priverà i due paesi di 2 miliardi all’anno in tasse di transito, rendendo l’Europa ancora più dipendente dal gas russo e arricchendo Gazprom. Anche per questo Berlino non intende soffiare sul fuoco della tensione tra Russia e Ucraina.
L’Italia sta a guardare
La Francia si muove in una direzione, la Germania in un’altra opposta ma entrambe sono determinate a non farsi sopraffare dalla crisi. E l’Italia? Il nostro paese fino a oggi è rimasto a guardare, limitandosi a prevedere incentivi e ristori per far fronte alla crisi energetica. Ma questo non può bastare. Come dichiarato anche dal governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, «bisogna rafforzare le concessioni energetiche che sono già in vigore per affrontare il dramma della crisi energetica. Nel mezzo dell’Adriatico, basta superare di un chilometro il confine con le acque della Croazia, stanno estraendo. È necessario fare ciò che questa emergenza ci impone». Bonaccini non arriva a dire che bisogna aprire a nuove concessioni per le trivellazioni nell’Adriatico, ma l’impressione è che si trattenga più per opportunismo, che per convinzione.
Davanti allo spaventoso aumento dei prezzi dell’energia, che rischia di mettere in ginocchio l’industria, il governo di Mario Draghi deve seguire l’esempio di Parigi e Berlino. Le fonti rinnovabili come solare ed eolico sono importanti, ma come ormai hanno capito tutti non bastano. La crisi ucraina ha reso quanto mai evidente a tutta l’Europa che dipendere in modo importante dalla Russia per l’approvvigionamento energetico è rischioso non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello della sicurezza.
Macron è antipatico e si trova nel bel mezzo della campagna elettorale ma intanto ha presentato un piano per affrontare il problema: quand’è che Draghi presenterà quello italiano? E i partiti di destra e di sinistra, che si preparano alla imminente campagna elettorale, sono consapevoli che il tema dell’energia sarà dirimente? Se non si affronta questo nodo è inutile inserire la tutela dell’ambiente in Costituzione.
Foto Ansa
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