Maduro festeggia dieci anni di torture e violenze contro il suo popolo

Il dittatore del Venezuela celebra due lustri al potere come successore di Chávez e si dice «orgoglioso». La Corte Penale Internazionale pubblica le terrificanti testimonianze degli abusi subiti dai venezuelani

Proteste contro Maduro a Bogotà, in Colombia, durante la visita del presidente venezuelano (foto Ansa)

Il dittatore del Venezuela Nicolás Maduro ha festeggiato qualche giorno fa un decennio al potere: due lustri da successore di Hugo Chávez in cui, se qualcosa ha caratterizzato la sua permanenza a Miraflores, il palazzo presidenziale, è stata la trasformazione di un regime già autocratico in dittatoriale accompagnato da folli politiche economiche, che ha impoverito il paese che, fino a un quarto di secolo fa, era il più ricco dell’America latina grazie alle maggiori riserve al mondo di petrolio. Con lui al potere quasi 8 milioni di venezuelani sono stati costretti a fuggire, sia per evitare la persecuzione politica ma, soprattutto, per non morire di fame visto che da tempo lo stipendio mensile medio è pari a meno di dieci euro al mese, l’economia è “dollarizzata” e per comprare cibo per sfamarsi di euro ce ne vogliono almeno 400 ogni 30 giorni.

Maduro «orgoglioso» dei suoi dieci anni al potere

Contro ogni evidenza empirica il dittatore è riuscito a festeggiare a reti unificate il fatto di sentirsi «orgoglioso della battaglia che abbiamo dato, mi sento orgoglioso del popolo venezuelano, degli uomini e delle donne sul campo. Mi sento orgoglioso della storia che stiamo scrivendo e mi sento orgoglioso, soprattutto, della storia che deve ancora essere scritta, che sarà una storia ancora più grande». Se far fuggire, quasi sempre a piedi, quasi 8 milioni di esseri umani pelle ed ossa, su una popolazione di 30 milioni, dal Venezuela, è un successo degno di celebrazioni, Maduro fa bene a festeggiare.

A riportarci alla realtà sono le terrificanti testimonianze raccolte dalla Corte Penale Internazionale (CPI) sulle tortura in Venezuela e rese pubbliche nei giorni scorsi, nell’indifferenza quasi totale dei media. 8.900 vittime che sperano un giorno di vedere Maduro sul banco degli imputati del tribunale dell’Aja.

Torture e violenze contro il popolo. Le testimonianze

Tempi ha selezionato qui solo una parte piccola ma esemplificativa del rapporto “Victim Participation and Reparations Section” della CPI per comprendere meglio di che cosa stiamo parlando e perché sia corretto definire dittatore o presidente de facto Maduro. Per queste testimonianze il procuratore dell’Aja, Karim Khan, ha deciso di proseguire le indagini per reati contro l’umanità nella Venezuela di Nicolás Maduro.

Testimonianza numero 1. “L’hanno spogliato nudo e hanno ordinato a un cane rottweiler di mordergli i testicoli”.
Testimonianza numero 2. “La vittima è stata rapita da un gran numero di funzionari del SEBIN (gli 007 chavisti, ndr) che lo hanno legato mani e piedi, lo hanno legato a un’auto del SEBIN e lo hanno trascinato per più di un chilometro per le strade prima di portarlo a [homissis] dove è stato torturato per 24 giorni. La tortura è stata macabra; gli hanno strappato le unghie delle mani e dei piedi con le pinze; lo hanno soffocato coprendogli la testa con sacchetti di plastica contenenti insetticidi, danneggiando gravemente i polmoni; hanno applicato scosse elettriche ai suoi genitali e parti intime; hanno colpito tutto il suo corpo con asciugamani bagnati; Gli facevano fare il bagno ogni ora nell’urina e negli escrementi”.

Testimonianza numero 3. “Mi hanno ammanettato le mani alla sedia con due paia di manette, hanno preso un bastone elettrico per bovini e l’hanno collegato con un lungo cavo a una presa a muro. Me l’hanno messo più volte sul petto, mi hanno spruzzato dell’acqua sui pantaloni, precisamente sui genitali, e mi hanno scaricato elettricità nei testicoli, così non riuscivo a trattenere la vescica e urinavo con grande forza per lo spavento. Ho ancora le cicatrici delle ustioni sul mio corpo. Hanno falsificato un atto del tribunale in cui si diceva che ero condannato a morte e mi hanno appeso per il collo, mi hanno colpito più volte allo stomaco mentre mi facevano domande. I colpi sono stati così forti che una delle gambe della panca si è rotta, così mi hanno appeso e ho perso conoscenza, ho ancora le cicatrici sul collo. Mi hanno portato in una zona con altri detenuti e hanno detto ai detenuti che ero uno stupratore, poi mi hanno preso, picchiato e abusato di me, costringendomi a praticare sesso orale”.

Testimonianza numero 4. “Mia moglie è stata costantemente abusata sessualmente con la minaccia che se non l’avesse tollerato non le avrebbero permesso di vedermi. Così, molte volte l’hanno costretta a spogliarsi, le hanno aperto l’interno delle cosce, l’hanno toccata in modo indecente (violenza sessuale), e in un’occasione l’hanno anche costretta a togliersi l’assorbente mestruale per “verificare che non avesse oggetti nascosti ,” che per lei è stato tremendamente umiliante e offensivo […]. C’è stata un’occasione in cui è stato anche peggio perché hanno costretto i nostri figli ad assistere allo spogliarsi della madre e della nonna e volevano spogliare anche i miei figli”.

Testimonianza numero 5. “Un gruppo di uomini del SEBIN ha fatto irruzione in casa mia, mi ha picchiato, mi hanno sputato addosso, mi hanno tirato i capelli, mi hanno detto che mi avrebbero violentato, mi hanno colpito con una pistola e hanno minacciato di uccidere la mia famiglia perché ero ‘una fottuta fascista dell’oligarchia’. Poi mi hanno legato e mi hanno rubato i soldi e le provviste. Come risultato di questi eventi disgustosi, uno di loro si è abbassato i pantaloni e ha minacciato di violentarmi, ha urinato su di me e mi ha detto di dire alla nostra leader (probabilmente Maria Corina Machado, ndr) che era una terrorista fascista e che se avessimo continuato a cospirare contro la rivoluzione avrebbero ci ammazzerebbero. Più tardi mio marito è venuto con i miei figli e mi hanno trovata in uno stato spaventoso”.

Chi favorisce Maduro

Oltre a questo orrore, la sua maggiore influenza è stata quella di favorire l’ascesa di governi populisti di estrema sinistra in diversi paesi dell’America Latina che, a loro volta, stanno mettendo in pericolo alcune delle fondamenta delle democrazie. «Attualmente il Venezuela è favorito da un processo di “ripulitura internazionale”», scriveva mercoledì un editoriale del quotidiano Spagna ABC che vale la pena leggere.

Il riferimento è soprattutto al presidente statunitense Joe Biden ma, «qualsiasi strategia per ripulire l’immagine di Maduro è un errore, non avendo corretto nulla in termini di rispetto dei diritti umani. Il Venezuela rimane un regime profondamente antidemocratico in cerca di consensi da parte della comunità internazionale per legittimare un intero regime di abusi. Gli interessi geo-strategici degli Stati Uniti non dovrebbero coprire la violazione dei diritti fondamentali in Venezuela». Né in America latina, aggiungiamo noi, visto che in America latina gli USA hanno già negli anni Settanta, con il Plan Condor, e i risultati purtroppo sono tristemente noti.

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