Maledetta innocenza

Di Marina Corradi
30 Settembre 2004
Non devono avere più di tredici anni.

Non devono avere più di tredici anni. Le gambe lunghe e magre da adolescenti, gli zatteroni con la zeppa altissima per sembrare più grandi – per sembrare donne. Ma il profilo della ragazza in piedi si staglia purissimo contro il cielo di San Pietroburgo, intatto come solo a quell’età. L’altra, l’amica, seduta assieme a lei sul cornicione di un palazzo che guarda al perdersi all’infinito della città, è rannicchiata, pare aver freddo. Entrambe sembrano tristi su quel terrazzo coperto di catrame, o, più che tristi, spaesate. Accanto, un riproduttore di cd sta suonando, forse le loro canzoni preferite. Dunque le due sono salite sul tetto della casa per stare insieme a parlare, come si fa da adolescenti, quando sembra che solo la tua amica possa capire. Ma le ragazze colte dallo scatto di Wolfgang Muller – la foto è esposta nella mostra “Karat. Sotto il cielo di San Pietroburgo”, Galleria Grazia Neri a Milano, via Maroncelli 14 – sono due giovanissime prostitute. Muller ha seguito le loro giornate e quelle di altri bambini, delle migliaia che nella metropoli russa vivono come possono, nell’abbandono totale, fra alcol e droga. “Karat”, il titolo della mostra, è un lucido da scarpe, droga domestica, inebriante per poveri, buono per dimenticare per un’ora. E dunque, Katja e Olga si chiamano le due sul tetto del palazzo. Spietate, nel loro perdersi all’orizzonte, le prospettive delle grandi città dell’Est, così senza misura – e atrocemente uguali i palazzi, uno in fila all’altro, tutti identici, così voluti dal socialismo reale, giacché sotto ogni aspetto si doveva essere uguali, disciplinatamente allineati gli abitanti, esercito di poveri automi. La ragazzina in piedi sulle zeppe alte, la gonna corta, sembra guardare all’orizzonte smarrita, come cercando qualcosa che non trova. L’altra non guarda nemmeno, già convinta che non ci sia proprio niente da cercare. In quell’umanità infinita dietro l’interminabile serie di finestre delle migliaia di case grigie dei viali, nessuno, niente da incontrare, pare dire la faccia della ragazza seduta. Niente, se non il casuale acquirente della limpida grazia dei suoi tredici anni. L’altra, quella che cerca ancora, inquieta, fa pensare all’angelo di Wim Wenders, ne “Il cielo sopra Berlino”. Dell’angelo ha le fattezze, e il portamento, e anche il disagio, come se su quel tetto fosse precipitata per sbaglio. Pare davvero, così all’erta, cercare qualcosa o qualcuno, non potendo credere che la realtà sia davvero solo quel cielo sordo e vuoto. Ma forse già sta venendo sera, ed è ora di andare al lavoro – su quei tacchi alti. E, sotto il cielo di San Pietroburgo, ogni sera, come quelle due bambine sul tetto, in migliaia.

Foto: “Tetto incatramato”. Katja, 15 anni, e Olga, 24, sul tetto del monolocale nella periferia della città. Entrambe si guadagnano da vivere con la prostituzione, Katja da quando aveva 13 anni. (6/2001)

Articoli correlati

0 commenti

Non ci sono ancora commenti.