Mamma, ho perso il Padreterno

Di Lorenzo Albacete
11 Luglio 2002
La sentenza della Corte di Appello di San Francisco che toglie Dio dal “giuramento” nazionale ha suscitato scandalo. E adesso nelle scuole...

ualsiasi cosa si possa dire della competenza costituzionale di due (su tre che sono) giudici della Corte d’appello degli Stati Uniti di San Francisco, il loro tempismo è certamente deplorevole. Si tratta infatti del tribunale che lo scorso 26 giugno ha sentenziato che la frase «under God» contenuta nel “Pledge of Allegiance” nazionale (nel solenne “Impegno di fedeltà” statunitense, un verso definisce il Paese «One Nation Under God», ovvero un’”unica nazione sottomessa a Dio”-ndr.) è incostituzionale perché viola la clausola della legge fondamentale del Paese che impedisce l’erezione di un credo a religione di Stato (la base della “separazione fra Chiesa e Stato”), impegnando gli Stati Uniti nei confronti di una fede formalmente monoteistica. In un momento storico in cui il patriottismo è tanto forte, ad appena qualche giorno dalla prima celebrazione del Giorno dell’indipendenza dopo l’11 settembre 2001, il popolo statunitense si è mostrato totalmente indisposto a valutare quella sentenza in modo calmo e razionale.

Gli Usa under God e l’Urss senza Dio
Il “Pledge of Allegiance” fu scritto nel 1892, più di cento anni dopo la Costituzione. Originariamente, non conteneva riferimenti a Dio. Affermava semplicemente: «M’impegno a essere fedele alla bandiera e alla Repubblica che essa rappresenta, un’unica nazione, indivisibile, dove vigono libertà e giustizia per tutti». Di fatto, il suo autore, Francis Bellamy, era sì un’autorità religiosa, ma pure un ben noto socialista: come pure il fratello Edward (un romanziere), era uno di quei “socialisti religiosi” che, di tanto in tanto, hanno sperato di poter creare qua e là nel nostro Paese delle comunità utopistiche. Il 12 ottobre di quell’anno (era il “Columbus Day”), il presidente Benjamin Harrison stabilì che il “Pledge of Allegiance” venisse recitato in tutte le scuole pubbliche degli Stati Uniti in occasione delle celebrazioni in onore del grande Scopritore. Nel “Flag Day” del 1924, venne introdotta la dizione: «M’impegno a essere fedele alla bandiera degli Stati Uniti d’America». Il movimento di opinione che accompagnò la proposta di aggiungere le parole «under God» risale solamente agli anni Cinquanta del Novecento e venne guidato dai Knights of Columbus, una delle più grandi istituzioni cattoliche del Paese nata come aiuto e supporto per gl’immigrati cattolici e impegnata a mostrare che i cattolici potevano essere patriottici tanto quanto i protestanti. Nel 1954 venne infine accettato il cambiamento e Dio introdotto nella dichiarazione. Il punto era infatti quello di sottolineare la differenza radicale fra questo Paese e l’Unione Sovietica del comunismo “senza Dio”. In quello stesso anno, il presidente Eisenhower chiese al Congresso di aggiungere quel riferimento al divino per la «dedicazione della nostra nazione e del nostro popolo all’Onnipotente». (Nel 1988, la questione divenne politica durante la campagna presidenziale che vide il duello fra Bush I e Michael Dukakis, il quale, da governatore del Massachusetts, aveva posto il veto su una proposta di legge che imponeva agl’insegnanti la recita del “Pledge of Allegiance” nelle scuole. Ovviamente, vinse Bush. Nel 1999, la dichiarazione iniziò a essere ufficialmente recitata anche ogni apertura mattutina dei lavori del Senato.)
Nel corso dell’ultima settimana, solo poche anime coraggiose si sono levate a difendere la citata sentenza. Il 4 luglio, la recita del “Pledge of Allegiance” è stata condotta con particolare intensità nelle varie celebrazioni del Paese, inclusa New York, dove impegnata in un’estatica devozione verso quest’unica nazione sottomessa a Dio si è vista anche un’enorme schiera di grandi nomi dello spettacolo. L’opposizione alla sentenza di San Francisco è stata tanto diffusa (si è vista persino negli editoriali e nei commenti dei principali giornali laici) che la Corte ha dovuto ordinare una sospensione della sua applicazione. Per il momento, se continueranno a esigere la recita del “Pledge of Allegiance” con riferimento all’Onnipotente, le autorità scolastiche non verranno né multate, né incarcerate. Solo che, questa volta, il nemico non è esattamente senza Dio.

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