Mandorlini deve dire che crede nei valori dello sport (e magari anche nella pace nel mondo)

Di Emmanuele Michela
20 Dicembre 2012
Al tecnico del Verona comminata una squalifica assurda: dovrà affermare di credere nei valori dello sport. Viva la spontaneità

Qualcuno pagherebbe oro per poter assistere oggi stesso alle interviste che Andrea Mandorlini rilascerà il prossimo 2 febbraio, dopo la partita del suo Verona in casa della Reggina. C’è da sperare vivamente che la profezia Maya non s’avveri anche perché sarebbe punizione troppo ingiusta perdere uno spettacolo così raffinato: il rude Mandorlini, romagnolo spontaneo e diretto, a volte troppo, che ai microfoni di qualche emittente tv rinuncia a una bella frecciata all’arbitro per professare invece tutto il suo amore per il calcio, uno sport unificante tra i popoli e palestra di valori umani da insegnare ai più piccoli.

I VALORI DELLO SPORT.  La Commissione disciplinare del settore tecnico ha preso una decisione decisamente singolare nel comminare la squalifica al tecnico del Verona: le sue dichiarazioni lesive verso la città di Livorno gli sono costate 4 turni di stop e l’obbligo di affermare nelle interviste pre e post gara, per almeno 7 partite, di credere nel rispetto dei valori sportivi. Sentenza strana, concordata insieme allo stesso allenatore inseguito al suo patteggiamento, arrivata dopo quanto successo in occasione della partita coi labronici, ma non solo. Da tempo per gli organi dirigenziali Mandorlini è un problema, per quel modo di fare sempre sopra le righe: la lista di episodi è varia, e va dal coro “anti-meridionale” intonato alla presentazione ufficiale degli scaligeri del 2011 alle corna mostrate ad un tifoso del Cittadella poche settimane fa. Ma la punizione accordatagli lascia certo tanti dubbi: a cosa può servire?

LA FILASTROCCA. Certo non a far cambiare idea a Mandorlini, come detto uno duro e puro, dal carattere tante volte istintivo e schietto, cui toccherà per 7 settimane ripetere come una filastrocca la litania cui è stato condannato, la pena alternativa socialmente utile da espiare: «Credo nel rispetto dei valori sportivi e nella funzione di unificazione sociale del calcio». Wow, che messaggio sincero, sentito, detto col cuore in mano. I buonisti del nostro sport più popolare si sentiranno finalmente la coscienza a posto, perché anche quell’allenatore “bruttosporconerocattivo” avrà fatto pubblica ammenda delle sue colpe. Ma siamo sicuri che ai ragazzini che per caso si dovessero trovare di fronte alla tv in quel momento non venga più il rigetto per la bella scenetta dietro cui si nasconderà un mondo del pallone così falso e vuoto?

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@LeleMichela

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2 commenti

  1. Hansen88

    Siamo sicuri che il problema dei ragazzi salernitani sia il coro antimeridionale di Mandorlini (sbagliato, ma goliardico) e non vedere che i loro papà, zii, fratelli più grandi nella precedente gara di ritorno dei playoff a Salerno, hanno trattato tutti i tesserati del Verona e i giornalisti veneti al seguito come dei “nemici” (sì, il termine terribile usato dal tecnico dell’Hellas), assediandoli (polizia non solo assente, ma partecipe) prima in sala stampa e poi negli spogliatoi? Costringendo a rimanere fino a sera (la partita si è giocata alle 15) i tifosi ospiti nel loro settore per timore di assalti? Devastando di sassi il pullman della squadra?
    Cosa fa più male a un ragazzino? Vedere che simili atteggiamenti non solo sembrano “leciti”, legittimati, o quantomeno restano impuniti, ma, soprattutto, che la pessima stampa italiana non ne fa cenno? Oppure il coro evidentemente tanto stupido quanto “coro” – e nulla più – di Mandorlini?
    Ecco, direi che il nostro calcio, attraverso la Disciplinare ha risposto. Chiaro e tondo.

    Mi permetto di aggiungere, poi: da che mondo e mondo, meglio una punizione esemplare che l’umiliazione. L’umiliazione (ché di questo si tratta), per di più l’umiliazione dinanzi a valori che poi rimangono tali mentre la sostanze è l’impunità e l’oblio di ciò che accadde a Salerno, può essere veramente educativa?

    1. ragnar

      La verità è che ai vertici federali l’Hellas non è mai stato simpatico, in quanto la tifoseria è rivale di tutte le squadre del sud, Napoli e Salernitana in primis (e lo dico io che vivo al nord ma ho origini del sud). In altre parole, a Mandorlini sta succedendo la stessa cosa che è accaduta a Conte (la Juve non è molto amata dai vertici federali: lo dico io che sono un anti-juventino convinto) solo perché è tecnico dell’Hellas.
      La verità è che Mandorlini farebbe bene a disertare tutte le conferenze stampa da qui alla fine del campionato. Se mai si presentasse a una di esse, dovrebbe semplicemente pronunciare quel ritornello in modo da far capire chiaramente che lo sta solo ripetendo a pappagallo oppure semplicemente non dirlo e non rispondere ad alcuna domanda dei giornalisti.
      Non stupiamoci poi se ci saranno episodi di tensione alle prossime partite dell’Hellas, ma si sa, per il solo fatto che l’Hellas non è il Napoli o la Roma qualunque minimo accenno verrà considerato come episodio di violenza e squalificheranno il Bentegodi.

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