MANICHINO E’ MEGLIO

Di Caterina Giojelli
17 Febbraio 2005
Che la parola “famiglia”

Che la parola “famiglia” fosse ultimamente il limes di un pianeta di stravaganze lo si era ben capito, ma poi ti sintonizzi su Mtv e nonostante l’ottima palestra dell’essere interista dalla nascita ancora ti sorprendi a mormorare: non c’è fondo al fondo. Barbara, James e il baby Mikey Fuccon sono quello che a Mtv-peace-and-love piace come prototipo di famiglia americana. E non è tanto il “chebellochebello” a innervosire, o l’approccio ad ogni disgrazia terrena che ci regala una mitraglia di “eeeesatto” per bocca ridente di madre e padre, quanto il fatto che a voler risparmiare su costumista, truccatore, ciack ripetuti e, soprattutto, sullo stipendio degli stessi “attori”, in pieno spirito nipponico quello sciagurato del regista ha ben pensato di ingaggiare asettici manichini. Alla fine non sporcano, son privi di paturnie da prima star, non rilasciano interviste a Libero, non divorziano sul set, né spezzano il cuore al rispettivo coniuge rendendosi famosi per performance tutt’altro che televisive, né ritengono la loro vita tanto importante da raccontarla ai talk show di tutta Italia. Alla fine, il risultato è lo stesso di tanti Preziosi, Puccini e compagnia cantante. Il vero nervoso è osservarli, i manichini-bambini, rammentare una certa opera artistica di Cattelan a Milano e inspiegabilmente capirne certe fisime.

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