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Mansfield: «Così sono rimasto solo ad Harvard a difendere la virilità»

Di Piero Vietti
19 Dicembre 2021
Intervista al celebre prof conservatore all’indomani della ripubblicazione del suo libro manifesto contro la cancellazione del maschio (e dei sessi tout court)
Harvey Mansfield
Harvey Mansfield nel 2017 durante una conferenza all’Art Museum della Arizona State University (foto Gage Skidmore, licenza Creative Commons)

«Virilità. Oggi persino la parola sembra patetica e anacronistica. Sempre più attenti a esprimerci in modo neutrale rispetto al genere, stiamo trasformando il nostro linguaggio; e la virilità, qualità che l’etimologia latina riconduce a un solo genere o, più correttamente, a uno soltanto dei due sessi, sembra incarnare l’essenza stessa del nemico da sconfiggere, il male da estirpare». Così scriveva all’inizio del suo Manliness Harvey C. Mansfield, celebre professore di Filosofia politica all’Università di Harvard, uno dei massimi esperti al mondo di Machiavelli e maestro di una generazione di intellettuali conservatori, da William Kristol a Francis Fukuyama.

Era il 2006, e probabilmente all’epoca pochi – soprattutto in Europa – potevano prevedere quello che oggi è sotto gli occhi di tutti, il tentativo di annullamento delle differenze tra i sessi, la battaglia per la parità tra uomini e donne divenuta battaglia per la neutralità di genere...

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