
Prima di rendere legale la marijuana in tabaccheria, guardate cosa accade in Uruguay

La marijuana deve essere legalizzata, monopolizzata dallo Stato e venduta nelle tabaccherie per contrastare la criminalità organizzata e addirittura il terrorismo internazionale. La proposta arriva da Franco Roberti, superprocuratore antimafia e antiterrorismo, invitato dal Parlamento a dare il suo parere sul ddl Giachetti sulla liberalizzazione della cannabis.
CASO URUGUAY. L’idea non è nuova e ripercorre il solco tracciato da Colorado, Washington e Uruguay. Ma proprio nel paese sudamericano la via proposta da Roberti in Italia sta incontrando qualche intoppo. Approvata nel dicembre 2013, ed entrata in vigore nel maggio 2014, la legge prevede che la droga possa essere venduta nelle farmacie, invece che nelle tabaccherie. Ma i farmacisti si stanno rifiutando di farlo.
«È TROPPO PERICOLOSO». Rossana Rilla lavora nel campo da 28 anni ma non vuole vendere cannabis nella sua farmacia nella capitale Montevideo. Ha paura di attirare ladri e altri criminali: «Si riconoscono dalla faccia e capisci subito che non sono consumatori entrati per comprare medicine», spiega all’Associated Press. «Negli ultimi giorni persone sospette sono entrate in negozio per chiedermi se vendo Marijuana». Lei ha risposto di no e se ne sono andati.
COMBATTERE LA CRIMINALITÀ. La prima legge al mondo di questa tipo è stata approvata in Uruguay per combattere la criminalità organizzata, il traffico di droga e i crescenti tassi di omicidio. Ma Marcelo Trujillo, che gestisce tre farmacie nel quartiere Cerro della capitale, preferisce chiamarsi fuori: «Non vedo perché entrare in conflitto con chi già vende la cannabis nel quartiere. Non voglio esporre me o i miei dipendenti inutilmente».
SOLO IL 4 PER CENTO. Solo il 4 per cento delle farmacie (50 su 1.200) ha accettato di vendere la marijuana. In alcuni casi per la contrarietà dei clienti: «I clienti in genere non sono d’accordo con questa nuova legge», afferma Isabel Regent, a capo dell’Associazione delle farmacie interne, che rappresenta tutti i rivenditori che operano al di fuori della capitale. Anche le farmacie di tre Stati confinanti con il Brasile su quattro si sono rifiutate di vendere droga.
Il problema della sicurezza è sentito anche da Mariana Etchessarry, che gestisce una farmacia a Montevideo: «Non è sicuro vendere marijuana. Non capisco perché non possano venderla nelle stazioni di polizia. Sono presenti in tutti i quartieri e hanno sicurezza garantita 24 ore su 24». Altri ne fanno una questione di principio: «Faccio il farmacista da 40 anni. Io vendo medicine, non droga», dice Julio Gadea.
NUOVO MERCATO “ILLEGALE”. In futuro, ha dichiarato all’agenzia di stampa un addetto governativo, le farmacie potrebbero anche essere sostituite dalle macchinette automatiche. Per ora gli uruguayani dovranno accontentarsi di coltivare la droga in casa (massimo sei piantine) o procurarsela negli appositi club. Entrambe le opzioni però sono state scartate per l’Italia dal superprocuratore Roberti, perché «attirerebbero inevitabilmente gli interessi del crimine organizzato» creando un nuovo mercato “illegale” tutelato dalla legge.
Foto Ansa/Ap
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10 commenti
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“Non vedo perché entrare in conflitto con chi la cannabis già la vende nel quartiere”
“È troppo pericoloso”
Questo non è più giornalismo, vedo che siete arrivati alla frutta..invece di una decina di articoli scritti in croce su questo tema, ne partoriste invece solo uno ma decente.
Articolo molto interessante.
E’ bello vedere ancora giornalisti che non si bevono tutto quello che passa il convento, ma si informano, approfondiscono, danno un’altra visione dei fenomeni.
Che poi, come dice Garattini, non l’ultimo arrivato, l’utilità terapeutica della cannabis rispetto ai farmaci attuali, è tutta da dimostrare.
L’incentivo, all’ uso terapeutico della cannabis, sembra piuttosto un progetto culturale, un passare dalla finestra dei liberazionisti.
Il paragone era sempre tra antidolorifici derivati dalla lavorazione di droghe vegetali, tra derivati dell’oppio e derivati della cannabis: Garattini dice che i primi funzionano benissimo e ci sono le evidenze scientiche, mentre i secondi ( che sono classificati a tutti gli effetti come farmaci ) non hanno prove scientifiche che dimostrino di avere dei vantaggi rispetto ai primi.
E le medicine a volte sono indispensabili per non trovarsi alle 3,50 di notte a vagare su internet.
“La marijuana deve essere legalizzata, monopolizzata dallo Stato e venduta nelle tabaccherie per contrastare la criminalità organizzata e addirittura il terrorismo internazionale”
Ma visto che in Italia sembra soffriamo di corruzione più che di droga perché non legalizzare anche quella? Va bene la tangente per oliare le mie pratiche, basta che vengano dichiarate. Per la tassazione si preveda un tot fisso trattenuto direttamente a chi paga la tangente ed è fatta. Svuotiamo i tribunali (e gli articoli di giornali) di pratiche.
Se basta legalizzare…
I farmacisti non vogliono vendere droga? I farmacisti per definizione VENDONO GIÀ DROGHE. La cannabis per uso ricreativo non la vedrei in vendita in farmacia poiché è più un bene di consumo, che andrebbe venduto in appositi negozi, magari growshop/cannabis-shop. Comunque non capisco cosa di quest’articolo dovrebbe spingerci a non legalizzare, mah.
Bisogna legalizzare per una maggiore tutela dei consumatori che, si voglia o no, sono tantissimi in Italia, e la Direzione Nazionale Antimafia ha dichiarato nel suo ultimo messaggio al parlamento di essere favorevole a proposte di legge che legalizzino la vendita e la coltivazione di cannabis e dei suoi derivati. Il consumo c’è e ci sarà comunque e continuerà ad aumentare inesorabilmente come sta succedendo, allora meglio regolamentarlo e cercare di fare informazione ed evitare che tanti ragazzi consumino cannabis adulterata con prodotti davvero tossici, quando in realtà la cannabis è una sostanza con tossicità bassissima.
Sembrava che questi discorsi sulla bassa tossicità della cannabis fossero relegati agli anni settanta e invece c’è ancora qualcuno che li tira fuori, pur essendo noto che le sostanze di oggi sono ben più pesanti di quelle degli anni settanta.
Sono un insegnante e vedo tutti i giorni l’effetto devastante che hanno le canne negli studenti che le consumano.
Anche dei casi di suicidio giovanile sono legati al consumo di cannabis : è successo ad una studentessa della scuola dove insegno, non dico che le canne siano state la causa, ma una concausa certamente.
D’altra parte, in genere, chi è favorevole alla legalizzazione della droga, è pure favorevole che la gente scelga se suicidarsi o meno, pure che sia una ragazza di 20 anni con una depressione, dunque il problema per questi non si pone..
Come sempre da sinistra non può venire che male. Per lenire il dolore ci sono farmaci che arrivano alla potente morfina.
La cannabis e’ una droga e venderla liberamente e solo male.
Se permetti, Vic, io sono contrario all’uso legalizzato delle droghe cannabinoidi ad uso ludico-ricreativo (ossia per sballare), questo l’ho detto più volte, ma non sono d’accordo con quanto affermi sopra.
Se i cannabinoidi hanno delle potenzialità farmacologiche valide, e di fatto le hanno, perché escluderli dal prontuario farmaceutico al pari di altri stupefacenti?
Una cosa è la cannabis acquistabile da chiunque negli smart shops per giocare ad andare via di testa col cervello (e rovinarselo negli anni), altra cosa sono i preparati di cannabis prescrivibili con ricetta non ripetibile e somministrabili negli ospedali, in entrambi i casi sotto controllo medico.
I cannabinoidi non sono solamente analgesici, ma hanno dato riscontri positivi nel glaucoma ed in altre malattie, dove agiscono da curativi e non da palliativi.
Adesso a causa dei drogati, i malati non possono giovare di questi farmaci?
In ogni caso, per la terapia antalgica il prontuario non si ferma alla morfina, ma va molto oltre, arrivando al fentanyl, un analgesico di sintesi, sempre del gruppo fenantrenico come la morfina, ma parecchie volte più potente, più potente anche dell’eroina. Ed anche più rapido nell’assuefazione.
Se il fentanyl fosse venduto nel mercato nero come eroina (finta), i collassi si sprecherebbero.
In sostanza, concludo dicendo che da sinistra non può venire che male…..d’accordissimo con te.
Ma che dalla cannabis non può venire che male…..no, solo dal suo abuso.
Se un USO CONTROLLATO è di giovamento, ben venga…..e in sostanza è quello che affermi nell’ultima frase.
Ma i farmacisti possono rifiutarsi di venderla questa droga o sono obbligati dalla legge?
Esiste l’obiezione di coscienza oppure no?
Io non capisco dove sta il problema.
In primis una precisazione necessaria: sono atrocemente nemico della liberalizzazione dei derivati della cannabis, ossia di tutti i prodotti stupefacenti ottenuti dalla cannabis. L’unica cannabis che ammetto è quella da fibra, il classico vecchio canapone di cui sono fatte anche le lenzuola del mio letto. La cannabis da droga la ammetto solo ed esclusivamente per uso farmaceutico, dunque compresa nella legislazione che include anche gli altri derivati stupefacenti naturali e di sintesi.
E lo dico da ex consumatore, dunque so quel che scrivo al riguardo e la mia posizione è motivata da esperienze pregresse.
Fatta la necessaria precisazione, veniamo al punto:
allora, dove sta il problema?
Non la vogliono vendere le farmacie? E chi se ne frega?
Vorrà dire che, nella sciagurata ed infausta ipotesi che quel tipo di droghe vengano legalizzate, della vendita se ne occuperanno gli smart shops, come una decina d’anni orsono anche qua in Italia, vendendo anche on line tra l’altro, assieme a tutte le altre droghe che fanno da corollario: grow kit per magic mushrooms, kratom, salvia foglia ed estratti liquidi concentrati (un cucchiaino assorbito nella mucosa boccale ti fanno perdere conoscenza un’ora e ti intontiscono altre due), e compagnia bella di bong, chilum, lampade speciali, terreni di coltura per spore, derivati vegetali afrodisiaci, stimolanti per estrarre la materia prima per sintetizzare anfetamine in casa e compagnia bella.
Quello che ho scritto si è già verificato in Italia una decina d’anni fa.
In Italia è stato fatto anche un programma in cui bastava provare di essere tossici per farsi prescrivere fiale di morfina a mantenimento (chiaramente il numero di tossici e la quantità di materiale iniettato è aumentata a dismisura, perché i tossici prendevano le fiale settimanali, se le facevano un paio alla volta in siringhe grosse, non arrivavano neanche a metà settimana, e finivano le settimana fino alla prossima ricetta con il “brown sugar” normale di quartiere). Questo è quanto è successo.