
Marina Berlusconi: «Non sono né falco né colomba. L’importante è preservare l’unità dei moderati»
Marina Berlusconi, nel giorno in cui la giunta del Senato vota la decadenza del padre Silvio, esprime sul Corriere della Sera le sue opinioni in merito alla situazione politica. Dice che il leader del Pdl non è un patrimonio «né dei falchi né delle colombe. Lui ha dato voce e rappresentanza ai moderati, li ha uniti, e oggi è l’unica vera possibilità di sintesi tra le varie posizioni» e che, in questo momento, l’aspetto più importante è «preservare l’unità» del Pdl con «intelligenza e lungimiranza».
NE’ FALCO NE’ COLOMBA. Secondo Marina, poiché «l’unità dei moderati» è stata «la motivazione principale della sua discesa in campo e del suo cammino», essa va preservata: «È un valore assoluto, che va salvaguardato». Smentisce, per l’ennesima volta, di volersi impegnare direttamente in politica: «Non mi ritengo né falco né colomba. Mi ritengo quello che sono: una figlia che cerca di stare il più possibile vicino a suo padre e che ha a cuore soltanto una cosa, il bene di suo padre». Una donna preoccupata non solo del destino del genitore, ma anche «dei diritti di milioni di italiani che da vent’anni lo votano. Anche se già questa sarebbe una questione enorme. In realtà la posta in gioco è ancora più alta. Siamo di fronte a un vero e proprio attentato alla democrazia. E denunciare gli abusi intollerabili della magistratura, significa difendere la democrazia stessa, il diritto nostro e dei nostri figli di crescere e vivere in un Paese civile e democratico».
L’ITALIA MALATA DI MALAGIUSTIZIA. Ecco, la giustizia. Sui processi di Silvio Berlusconi, la figlia mantiene la posizione che ha sempre sostenuto. «La terzietà e l’imparzialità dei giudici – dice – sono purtroppo diventati concetti astratti, troppo spesso slegati dalla realtà. Ci sono troppi magistrati che decidono esclusivamente per faziosità, troppi scandali finti inventati per andare in prima pagina e troppi scandali veri su cui scende il silenzio. Ci sono troppe sentenze, troppi provvedimenti che calpestano le regole del diritto e hanno conseguenze pesanti sulla politica, l’economia, sulla vita di tutti noi. L’Italia è malata di malagiustizia, e se non guarirà in fretta continuerà a pagare prezzi sempre più alti».
LARGHE INTESE E RIFORME. Infine uno sprone al governo Letta: «La vera ragion d’essere delle larghe intese dovrebbe essere quella delle riforme. Perché le ricette sulle cose da fare ci sono, il vero problema è trovare il modo per realizzarle, e quindi cambiare un sistema che si è dimostrato paralizzante e inadeguato. Abbiamo già assistito al fallimento dell’esperienza del governo dei tecnici. Il successo o il fallimento delle larghe intese dipenderà da quello che si riuscirà a fare sul terreno delle riforme».
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