
Meeting a New York
Ci vediamo al The New Repubblic.
O di quell’”apriti sesamo” del pensiero di don Giussani.
Tutto ha avuto inizio tre anni fa, quando un mio amico di Washington, Michael Sean Winters, incontrò il pensiero di don Giussani e il desiderio del movimento di C.L. negli Usa di promuovere un dialogo coi leader culturali americani. Michael è un collaboratore del New Republic, il più importante magazine liberal americano di letteratura e pensiero politico. Quando mi sono trasferito a New York, ha organizzato un pranzo per presentarmi alcuni suoi amici che lavorano nei media. Tra di loro c’era Rick Hertzberg, editore aggiunto al New Yorker, e Helen Whitney, produttrice televisiva per la PBS. Helen stava lavorando a uno speciale per la PBS-tv sull’impatto di Giovanni Paolo II sulla cultura moderna e Mike gli aveva detto che io avrei potuto aiutarla a comprendere gli insegnamenti del Papa su alcuni tra i problemi più controversi. Mi resi subito conto che Helen intendeva andare al di là dei soliti dibattiti per cercare l’origine delle convinzioni del Papa nella sua esperienza personale di fede. Nello stesso tempo, Mike aveva detto a Rick che avrei scritto un articolo interessante sulla visita papale a Cuba programmata per l’anno seguente.
Subito dopo questo incontro, ho cominciato una serie di incontri con Rick che sembrava sorpreso e interessato al dialogo cultura-fede che io stavo cercando di promuovere seguendo la visione di don Giussani. E ho capito che Rick, e i liberali come lui, apprezzano gli sforzi della Chiesa Cattolica per promuovere i diritti umani e la giustizia nel bel mezzo della nuova ideologia globale del libero mercato. Effettivamente, la Chiesa cattolica americana ha un eccellente tradizione di appelli in favore dei poveri, dei lavoratori, degli immigranti e delle minoranze. Tuttavia, quando il liberalismo americano ha cominciato ad abbracciare, promuovere e dare priorità a battaglie che andavano al di là di quelle tradizionali e ad appoggiare scelte e modelli di vita contrari all’insegnamento della Chiesa, l’alleanza politica tra cattolici e liberal ha subito un duro colpo, per non dire che si è rotta del tutto. Uno degli argomenti che più dividono è, naturalmente, l’aborto. Sembra che oggi il liberalismo americano abbia fatto della difesa del diritto all’aborto ciò che definisce un vero liberal degli Usa. Questo rende assai difficile, e in molti casi impossibile, la cooperazione con la Chiesa cattolica anche nei campi dove esiste una visione comune, o perlomeno simile. Con Rick abbiamo pensato che forse, se fossimo riusciti a dialogare, non sui problemi specifici, ma sulla nostra idea di quello che significa essere una uomo, basandoci sull’esperienza comune, si sarebbe potuta raggiungere una migliore intesa tra cattolici e liberal negli Usa. Ma perché ciò fosse possibile, ho capito che dovevo dimostrare a Rick di apprezzare e rispettare le sue idee e di essere disposto a cercare un dialogo fondato su un’amicizia reale, senza programmi nascosti, di essere pronto ad abbracciare ciò che entrambi avremmo riconosciuto come ragionevole.
Il Papa va Cuba, Tina Brown (The New Yorker) da Albacete
Rick intanto aveva parlato con l’allora direttore del New Yorker, la famosa celebrità Tina Brown, che decise di dedicare un intero numero del settimanale a Cuba, in coincidenza col viaggio papale. Fui invitato a seguire un calendario di incontri con editori e scrittori, dopodiché Tina mi chiese di scrivere l’articolo. Mentre scrivevo e prima della pubblicazione del pezzo, ho notato che c’era un grande interesse verso il Papa come intellettuale e come artista, così come un notevole consenso sulla sua battaglia per i diritti umani. Poiché poi c’era una forte presenza ebraica in questi circoli, un’altra area di grande interesse e di grande consenso era lo sforzo del Papa per migliorare i rapporti tra ebrei e cattolici. Ma la cosa più interessante era senza dubbio la discussione sul significato dell’esperienza religiosa, poiché io insistevo nel vedere in essa il cuore del dramma dell’incontro tra Castro e il Papa. Era sempre questo argomento a provocare le discussioni maggiori. E sembrava difficile riuscire a esprimerlo e a spiegarlo esattamente, specialmente a un’audience secolare per cui la religione era soltanto una questione molto privata di sensibilità, che diventava pericolosa quando gli si permetteva di avere delle conseguenze politiche. Ho scoperto che i miei amici facevano molta fatica a distinguere l’esperienza del Mistero dall’adesione a una fede concreta, col suo corpus di insegnamenti dottrinali e morali. Si trattava, naturalmente, della secolarizzazione moderna dell’interiorità, per cui non si supera il livello psicologico quando si vuole descrivere l’esperienza umana più profonda. Nel gennaio 1998 è stato pubblicato il mio articlo col titolo “Il poeta e il rivoluzionario” e la copertina, nonostante un fumetto umoristico, era un riferimento a San Giovanni della Croce! La porta del dialogo era stata aperta. Pochi mesi più tardi, un nuovo editore, David Remmick, sostituì Tina Brown. Il settimanale pubblica spesso articoli nella rubrica “Lettere da x”, dove x è la località da dove scrive l’autore. Remmick ha acconsentito che io e Rick continuassimo il nostro dialogo per esplorare il rapporto tra fede e cultura col titolo “Lettere dall’Eternità”.
Ballando con Sarah Mosley e Alessandra Stanley.
Al New York Times Nel frattempo, grazie a Rick, sono diventato amico di Sarah Mosley, redattrice e giornalista della sezione “Recensione Libri” del New York Times. Sarah mi ha presentato altre persone al Times, incluso il loro corrispondente da Roma e dal Vaticano, Alessandra Stanley. Ho discusso spesso con Alessandra, cercando di aiutarla a capire il background culturale per le notizie sul Papa e mi hanno invitato a scrivere un editoriale sulla visita papale in Messico e negli Usa. Il mio nome è stato così inserito nel loro database di possibili collaboratori. Sarah, intanto, è diventata redattrice del Sunday Magazine (da quando ha lasciato il N.Y.T. dopo aver ricevuto una sovvenzione per scrivere un libro sul’educazione).
Pochi mesi fa il Sunday Magazine stava preparando un numero speciale sulla “vita interiore” degli americani contemporanei, e l’editore era interessato all’idea di un prete cattolico che, ascoltando le confessioni dei fedeli, ha un accesso alla vita interiore della gente che altri non hanno. Apparentemente il mio nome è stato fornito dal database e l’editore ha chimato Sarah che ha fornito i recapiti per rintracciarmi. Il risultato è stato una rubrica dal titolo “Segreti del confessionale” che è stata pubblicata due mesi fa. La reazione alla rubrica è stata sorprendente. Ho ricevuto lettere entusiaste e commoventi, e fax, telefonate, e-mail da tutto il paese di persone di tutti i tipi e delle più diverse convinzioni religiose, filosofiche e politiche che mi ringraziavano e mi pregavano di continuare a discutere il tema. Ho ricevuto anche proposte da parte di prestigiose agenzie letterarie e case editrici. E’ vero che i libri sulla religione oggi sono l’articolo più venduto nel mondo editoriale degli Usa, ma è chiaro che stavolta l’interesse andava oltre quello economico. Qualcosa di nuovo era stato captato, un nuovo tono, una nuova possibilità, una nuova prospettiva. E questo ha confermato la mia esperienza al New Yorker. Le domande sulle “cose ultime”, sul Mistero, sono ancora interessanti. E’ come se queste persone avessero trovato conforto e potessero permettere a queste domande di apparire alla superficie della loro coscienza. Senza apparire alienati o immaturi, senza imbarazzi potevano trovarle affascinanti e piene di valore. E’ stata anche la mia esperienza dopo che Helen Whitney ha terminato i lavori per il suo servizio sul Papa. La PBS-tv mi ha chiesto di essere presente alla presentazione dello show in un hotel di Pasadena, in California, dove ogni anno le televisioni illustrano i programmi di punta per la prossima stagione. Nello spazio per il dibattito dopo la presentazione, la maggioranza delle domande sono state rivolte proprio a me e per la gran parte erano relative alla sezione del programma dedicata alla “Fede”. Alla fine le domande sono andate oltre le tematiche coperte dal programma, fino a parlare delle “istanze ultime” e della pretesa della Chiesa cattolica su Gesù, la vita eterna, la resurrezione del corpo, la sofferenza degli innocenti, e così via. Vedendo tutto questo interesse i produttori della PBS mi hanno chiesto di aiutarli a verificare la possibilità di una serie regolare di programmi che trattassero di questi temi, una sorta di versione televisiva di “Lettere dall’Eternità” (attualmente sto lavorando intorno a questo progetto).
Quando gli editori del NYT-Sunday Times hanno saputo della mia discussione con il New Yorker e la PBS-tv mi hanno invitato a scrivere una rubrica fissa. La prima dovrebbe apparire proprio mentre state leggendo questo articolo. Un ulteriore sviluppo della cosa è stato che Mike Winters, che aveva cominciato tutto questo, mi ha presentato all’editore del New Republic e così insieme a un editore aggiunto parteciperò all’annuale “Meeting di Rimini” di C.L. con una discussione titolata: “Incontro col Liberalismo americano”.
Passeggiando per NY, sulle tracce del Mistero Tutto questo è accaduto nel breve spazio di tre anni. Certamente, senza Mike, Rick, Helen e Sarah non sarebbe stato possibile. E immagino di aver contribuito anch’io a quanto è successo, in una una piccola parte, ma ci sto davanti, come davanti a un miracolo, pieno di domanda e pienamente consapevole che la chiave di tutto è stata l’attrattiva stupefatta e potente del Mistero e le domande che desta nel cuore dell’uomo. Il XX secolo (o l’età “moderna”) doveva eliminare questo interesse nel cuore umano o perlomeno ridurlo da un Mistero trascendente a domande sulla psicologia, la biologia e l’economia. All’inizio del secolo, intorno alla religione il pensiero dominante perlopiù seguiva il metodo dei grandi “Maestri del sospetto” Marx, Freud e Nietzsche, che vedevano nel senso religioso la proiezione di un bisogno individuale o sociale. Anche se differivano nell’individuare il bisogno in questione, il loro metodo di interpretazione del senso religioso era identico nella sostanza, così come il loro obiettivo di re-indirizzarlo, terapeuticamente, alla sua origine reale, cioè la storia umana. Questo metodo, questa ipotesi fondamentale, è rimasta anche dopo che l’interpretazione di questi filosofi è stata superata. Graziosamente, in una recente recensione dell’ultimo libro su Darwin il New York Times ha fatto il punto della situazione, con il titolo “La vita senza Dio”.
Ma a dispetto di tutto questo, l’interesse per il senso religioso è più forte che mai. Si tratta di un vero ritorno dell’esperienza del Mistero Trascendente, del credere che esista una Realtà Infinita che ci sorpassa, del ritorno del desiderio di vedere il volto di questo Terribile Mistero o è invece una reazione patologica contro la Modernità, la fuga verso “la sicurezza” per timore di un nuovo mondo che sta nascendo? Significa la sconfitta del XX secolo o è piuttosto un segno del suo definitivo trionfo? L’idea della rubrica è proprio cercare di capire questo, di trovare “tracce del Mistero” mostrando quanto la pretesa religiosa si sia manifestata nella nostra cultura contemporanea. Le tendenze culturali indicano tutte una posizione religiosa. Guardarndomi intorno, leggendo, parlando con la gente, pensando alla mia esperienza personale scriverò una rubrica su questa dimensione della nostra cultura. Non scriverò in quanto rappresentante di una particolare posizione religiosa. La rubrica racconterà quello che sta succedendo, come la nostra cultura parla delle “istanze ultime” dell’uomo e se attraverso di essa possiamo trovare i segni di quel Mistero la cui attrattiva non verrà mai meno.
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