
Meeting Rimini 2012. Per non dimenticare i cristiani perseguitati
Due volte vicepresidente del Parlamento europeo e una volta rappresentante personale della presidenza dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) contro razzismo, xenofobia e discriminazione, con particolare riferimento a quelle nei confronti dei cristiani, Mario Mauro ha esperienza in materia di ruolo degli enti multilaterali nella difesa della libertà religiosa. Sua fu la risoluzione del 2007 con la quale per la prima volta il Parlamento europeo votava a larghissima maggioranza una mozione “Su gravi episodi che mettono a repentaglio l’esistenza delle comunità cristiane e di altre comunità religiose”. A Rimini interverrà mercoledì 22 agosto a una tavola rotonda sulla crisi d’identità dell’Europa alla quale partecipa anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, sotto il pirandelliano titolo “Europa: una, nessuna, centomila”. Ma non avrebbe sfigurato a quella sulla libertà religiosa. Dove avrebbe portato un messaggio ottimista. «Il clima negli ultimi anni è cambiato, nelle istituzioni multilaterali si può fare qualcosa contro le violazioni della libertà religiosa, argomento tabù per decenni. Il Parlamento europeo, l’Osce, anche l’Alto rappresentante della Ue per la politica estera che tanto spesso abbiamo giustamente criticato, sono diventati più sensibili e più interventisti in materia di persecuzioni a sfondo religioso».
Il lavoro dei prossimi mesi
La svolta è cominciata quando molti governi nazionali euro-atlantici hanno creato, presso i loro ministeri degli Esteri, uffici incaricati di tenere sotto osservazione la situazione della libertà religiosa intesa come diritto umano fondamentale nel panorama mondiale. Per molti di essi il rispetto di tale diritto è diventato un criterio delle decisioni di politica estera: è quanto in Italia è avvenuto soprattutto con Franco Frattini ministro degli Esteri. «Ai miei occhi, Italia, Polonia e Lituania sono i paesi della Ue che più coerentemente hanno posto la libertà religiosa fra le priorità della loro politica estera», dice Mauro. Gli enti multilaterali sono diventati cassa di risonanza di scelte strategiche fatte a livello nazionale. Con importanti eccezioni, naturalmente. «L’ente multilaterale maggiormente in ritardo sul tema della difesa della libertà religiosa è senz’altro l’Onu», spiega Mauro. «Lì i veti incrociati della Cina e dei paesi dell’Organizzazione della conferenza islamica impediscono qualunque progresso. E ricordiamoci che la Commissione per i diritti umani è stata ostaggio per anni della Libia. Che serietà ci si poteva aspettare sull’argomento?». Il Consiglio dell’Onu per i diritti umani che ne ha preso il posto dal 2006 non ha finora brillato.
Per i mesi a venire, il capo delegazione del Pdl a Bruxelles ha chiari quali dovrebbero essere i punti di un programma di vigilanza sulla libertà religiosa: «Nei paesi della “primavera araba” assisteremo a un braccio di ferro per decidere chi deve stabilire l’ortodossia islamica nel nuovo contesto politico. Non è un bel segno, perché continua a prevalere l’idea di una perfetta coincidenza fra potere politico e autorità religiosa. Questo va a danno delle minoranze religiose come i cristiani, ma anche di musulmani che non vogliono essere irregimentati in un pensiero religioso rigido. Poi è certo che le condizioni peggioreranno nell’Africa nera, dove la Nigeria settentrionale e l’area al confine fra Somalia e Kenya continueranno a produrre conflitti a sfondo religioso. In Europa, a ovest del meridiano che passa per Vienna dovremo occuparci non dico di persecuzione ma indubbiamente di una crescente discriminazione nei confronti dei cristiani. Proprio nei paesi dove è nato il concetto moderno di libertà religiosa, quella libertà è messa in pericolo in forme nuove».
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!