Beneficenza transgender sulla pelle dei bambini, scoppia lo scandalo Mermaids

Di Caterina Giojelli
04 Ottobre 2022
Le bugie sui bloccanti, le consulenze per cambiare nome, le fasce per comprimere il seno. Così la potentissima associazione "aiuta" ragazzini tra i 12 e i 15 anni contro il volere dei genitori. L'inchiesta del Telegraph

Inviano fasciature per appiattire il seno (e costole, e polmoni) a ragazzine di appena 14 anni contro la volontà dei genitori: dopo i guai di Stonewall, anche l’ente di beneficfenza transgender Mermaids finisce sotto osservazione del governo inglese.

La Charity Commission ha aperto una indagine in seguito a una inquietante inchiesta del Telegraph: il quotidiano ha raccolto prove sui metodi usati dall’organizzazione (che riceve fondi pubblici e organizza scorsi di formazione per le scuole e il servizio sanitario) per promuovere il cambiamento di genere tra i ragazzini e inviare loro dispositivi per la fasciatura toracica nonostante la contrarietà dei genitori. Dispositivi «dolorosi e potenzialmente dannosi», secondo Hilary Cass – l’ex presidente del Royal College of Pediatrics, a capo del team di esperti che ha decretato la chiusura del Gender Identity Development Service (Gids) della Tavistock & Portman di Londra -, e che secondo Scotland Yard può rappresentare una forma di abuso su minore.

Mermaids, dai tappeti rossi all’indagine

Quello di Mermaids è sempre stato il nome più ricorrente nelle denunce dei medici che si sono dimessi dal Gids per non partecipare a «un esperimento dal vivo non regolamentato sui bambini» fomentato dagli attivisti: «Mermaids dice sempre ai genitori che è una questione di vita o di morte. “Preferiresti un ragazzo vivo o una ragazza morta?”: la narrazione di Mermaids è ovunque». Nonostante questo l’associazione ha sempre goduto di buonissima fama e stampa. Apertamente sostenuta da personaggi pubblici come il principe Harry, Alexandria Ocasio-Cortez o Emma Watson, negli ultimi anni, scrive il Telegraph, Mermaids ha ricevuto più di 20 mila sterline in sovvenzioni statali e più di 500 mila dalla National Lottery. Diciassette le 17 partnership aziendali strette nel 2020-21, dalla campagna di raccolta fondi da 100 mila sterline promossa da Starbucks, a quelle con Amazon Prime e Tropic Skincare.

Ma mentre il mondo li incensa, invitando famiglie e giovani transgender ad affidarsi ai servizi di assistenza della charity, l’indagine del quotidiano solleva «seri interrogativi sulla salvaguardia e sui consigli dati a bambini di 12 anni».

«Mamma non vuole», «ci pensiamo noi»

Nei forum moderati dall’ente di beneficenza per ragazzini under 15 si discute di «come mentire ai professionisti per ottenere prescrizioni dei bloccanti della pubertà, sul modo migliore per assumere testosterone o raccogliere fondi per andare all’estero per iniziare un trattamento ormonale». A un utente che affermava di avere 14 anni e desiderava avere un binder per appiattire il seno (ma «mia mamma non me lo permette»), è stato chiesto di partecipare e interagire per un mese sul forum, dopo di che è stato contattato per ricevere nome e indirizzo per l’invio delle fasce.

Nessuna richiesta di informazioni circa lo stato di salute del richiedente: a “Kai” (l’utente in questione, cioè un adulto che si è finto 14enne passando tutto al Telegraph) è stato chiesto solo di attenersi alle “linee guida” di Mermaids: non usare il bider per più di 8 ore al giorno o per fare esercizio fisico e toglierlo in caso di malattia, vertigini o sudore. Secondo uno studio della Johns Hopkins School of Public Health, infatti, il 97 per cento degli utilizzatori adulti ha subito effetti collaterali quali dolore, fratture costali, alterazioni della colonna vertebrale, mal di testa, infezioni respiratorie e cutanee e atrofia muscolare.

Le bugie sugli ormoni e gli zoom con gli avvocati

Studi sull’impatto sui bambini non esistono, esistono però discussioni in cui i moderatori di Mermaids assicurano ai ragazzini di avere usato anche loro per anni i bloccanti senza «mai avere avuto problemi», «sopprimono semplicemente l’inizio della pubertà finché non sei pronto a prendere una decisione su come andare avanti. Sono totalmente reversibili». Falso, come ampiamente denunciato dalla dottoressa Cass e luminari della medicina transgender. C’è anche chi si congratula con una ragazzina che ha deciso di essere un ragazzo a 13 anni e ora vuole “tutti gli ormoni”, “tutti gli interventi chirurgici” possibili.

Non è tutto: dalle indagini del Telegraph è emerso che Mermaids si è avvalsa dell’aiuto di un importante studio legale per aiutare i sedicenni a cambiare legalmente e in segreto i loro nomi e pronomi su «passaporto, conto bancario, cartelle cliniche». Ai giovani under 20 (compresi i 16enni che avrebbero bisogno dell’autorizzazione di un genitore o tutore) è stata infatti offerta una conversazione individuale via zoom con un avvocato di Latham & Watkins per rispondere a tutte le domande e ricevere indicazioni su come procedere. Strana beneficenza quella che «mina la responsabilità dei genitori di salvaguardare i propri figli e ha un impatto molto negativo sulle relazioni familiari» (denuncia il Bayswater Support Group, che rappresenta i genitori di 400 ragazzini transgender), e che non si preoccupa in primis della legge e la tutela dei minori, denunciano diversi avvocati.

Lo spazio tutt’altro che sicuro di Mermaids

Nell’ultimo anno Mermaids ha incassato oltre 1,8 milioni di sterline, 60 mila da attività di formazione per la polizia, l’Nsh, fondazioni ospedaliere, enti di beneficenza; una sessantina gli incontri tenuti nelle scuole a fianco di medici di famiglia, psicologi e infermieri. Il famigerato forum, in cui i bambini discutono di come cambiare sesso, o nomi e pronomi a scuola all’insaputa dei genitori, o ancora come fasciarsi il seno, viene presentato da Mermaids come uno «spazio sicuro» nel quale si è ammessi dopo «rigorosi controlli di sicurezza» (che l’adulto “Kai” ha superato senza alcuna difficoltà).

Più volte i genitori ne hanno denunciato la violazione degli standard di tutela dei minori, inorriditi «da ciò a cui sono esposti gli adolescenti alle spalle dei propri genitori», perfino dai contenuti «omofobi» che avrebbero spinto i loro figli omosessuali o autistici alla transizione «incoraggiati da altri utenti del servizio a cambiare i loro nomi a nostra insaputa».

La charity transgender contro gay e lesbiche

Denunce inascoltate fino all’inchiesta del Telegraph condotta in un momento in cui Mermaids ha trascinato in tribunale l’Lgb Alliance, associazione per la difesa dei diritti delle persone gay e lesbiche (e bisessuali), che crede nel sesso biologico, si oppone alla transizione medica dei bambini e che per questo è stata a più riprese definita «gruppo di odio»: secondo Mermaids l’Lgb Alliance è transfobica e non dovrebbe godere dello status di associazione benefica.

Uno status che ora è stato messo in discussione anche per l’associazione transgender che si trincera nel silenzio e dietro qualche slogan sulla politica di «riduzione del danno». Secondo l’associazione, distruggere il seno delle ragazzine è «preferibile» al ricorso ad alternative meno sicure o a una disforia continua. L’importante è farlo seguendo le linee guida.

Foto di Alexander Grey su Unsplash

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