Sino a poco tempo fa non sapevamo chi fosse il generale Vannacci. Poi ha scritto un libro contenente “opinioni opinabili”, un linguaggio poco affine al politicamente corretto e, nel giro di tre giorni, nel caldo agostano si è scatenato il putiferio. Si potrebbe chiamare la “tempesta perfetta”. Tra l’altro il neo-scrittore aveva autoprodotto il libro, quindi privo anche di un editore che lo sostenesse nelle vendite. Ma, miracolo dei miracoli, è intervenuta l’agenzia di stampa più potente che si potesse pretendere: il mainstreaming. Per la pubblicità promozionale che gli è stata fatta, avrebbe dovuto pagato fior di quattrini. Invece, tutto gratis grazie al mondo progressista, a tutti i media, di carta, digitali e televisivi. Un capolavoro commerciale che fa le pippe a tutte le grandi case editrici.
Confesso: invidio Vannacci
Ora, io confesso che provo un’immensa invidia. Ho scritto un libro “E adesso parlo io” (Edizioni Lindau) dove la mia presunzione ha toccato livelli inarrivabili: ho fatto parlare un ragazzo in stato vegetativo. Ho traslato il mio pensiero offrendolo a lui, mettendogli in bocca tutto ciò che pensavo dei professionisti della dolce morte. Ma non mi sono limitato a fargli dire che per 14 anni lui ha voluto vivere, girando con suoi genitori il mondo, ma sono andato oltre prendendo letteralmente a sberle il mondo pro-eutanasico.
Come minimo avrei dovuto subire le ire di tutto coloro che “lottano” per l’autodeterminazione, per la liberazione da una vita che non è degna di essere vissuta. Mi sarei aspettato l’accusa di ultracattolico, oltranzista, lefebvriano e anche uno po’ stronzo. Invece niente. Eppure, ho fatto dire ad Alessandro che, se pur fosse in stato vegetativo, quindi privo di consapevolezza di sé stesso e dell’ambiente circostante, se qualcuno gli toccava il naso a lui giravano i coglioni. Alessandro rideva, quando qualcuno si metteva davanti a lui e subiva quell’imbarazzo umano che ogni persona vive al cospetto di qualcuno che ti fissa e non dice una parola. E per essere chiari gli ho fatto anche dire: “Mettiamolo già chiaramente: io sono vivo e voi siete tutti morti. Vi metto in discussione, vi pongo spalle al muro da sdraiato”.
Ho scritto cose ben più gravi di Vannacci
Ho usato un linguaggio sopra le righe, ho preso a schiaffi, anche ironicamente, tutte le teorie sulle direttive anticipate, sul diritto alla dolce morte, sulla definizione stessa di stato vegetativo. “Vegetale un cazzo, io sono una persona”! Eppure, nulla. Ma come? Mi aspettavo accuse di cinismo, di provocazione inaccettabile, di sostenere principi antiscientifici, di prendere a sberle, volgarmente, la lotta per la liberazione dal male dei vari Cappato, del nuovo corso piddino, dei giornali della propaganda. Invece nulla.
E non per vanagloria, ma io ho scritto cose ben più gravi di quelle del generale. Ciò che si imputa al militare si può sentire in qualsiasi bar di provincia e anche in qualche salotto romano della Roma “de sinistra”. Ma a noi una promozione gratuita di questo tipo non è stata concessa. E allora il dubbio è molto chiaro: per colpire il governo di destra, val ben un libro di Vannacci autoprodotto, che per stroncarlo bastava il silenzio.
E cazzo, si tratta di una disparità di trattamento inaccettabile. Io ho dato voce ad una persona in stato vegetativo, manco fossi Dio, ho perculato mezzo mondo, ho sfanculato il politicamente corretto e voi ve la prendete con Vannacci. Ma cazzo siete tutti voi in stato vegetativo, non Alessandro Pivetta.