Storia del Jack Russell che era solo un’idea balzana, poi mi ha devastato la casa, poi mi ha scelto come capobranco e ora non vivo più. E di come un giorno, col suo muso a dieci centimetri, mi sono sorpreso a pensare: «Non so cosa tu sia, ma certamente sei una presenza»
Foto di Emiliano Ronzoni
Questa è una storia un po’ strana, di poche pretese, e, volendo, anche forse un poco blasfema, almeno ai miei orecchi. Vi si narra di un cane, che fa il cane e che è, non sapendo, neanche volendo, anche un poco profeta, forse, di Cristo. Il salto è talmente ardito, per non dire improbabile, che devo necessariamente prenderla un po’ alla lontana. E provare a spiegare.
Dovete sapere che, da circa un paio d’anni, si è riaccesa in me una passione dei miei vent’anni: la pesca. Pesca rigorosamente di lago e, allora, nei miei vent’anni, pesca al cavedano, ritenuto il più furbo, astuto e svelto dei ciprinidi. Tanto da spingere noi pescatori a studiare ed escogitare le tecniche più raffinate, gli inganni più improbabili per ferrarlo all’amo.
Questa volta, il rinnovo senile e tardivo dell’antica passione si è indirizzato al pesce persico, pesce, come sanno tutti i laghèe – laghèe è termine un poco dispregiativo affibbiato dagli abitanti delle pianure medio-alte lombarde ai costieri del lago di C...