Milano fa la splendida, ma tira aria di fine impero

Di Luigi Amicone
18 Ottobre 2018
Trovo che voglia dire qualcosa il cranio di una bambina del primo secolo rinvenuto durante gli scavi in un cantiere MM4. L’hanno chiamata «Europa». Chissà perché
Il sindaco Beppe Sala celebra un'unione civile a Mialno - foto Ansa

Il sindaco Beppe Sala celebra un'unione civile a Mialno - foto Ansa

Articolo tratto dal numero di Tempi di ottobre.

Guido Piovene diceva che Milano è l’unica città che non riesce a diventare antica. Lo diceva nel senso che sembra senza passato né avrebbe repertorio archeologico perché perennemente cantierizzata e votata a un dinamismo prussiano. Ma non è vero. Almeno adesso che sembriamo ritornati al 286-402 dopo Cristo, quando Milano era la capitale dell’impero romano. Il problema è che se al tempo del fantastico Ambrogio la città era fin troppo grande per la popolazione che vi risiedeva, oggi fa un certo effetto pensare alla rediviva Mediolanum come a un posto per ricchi e celebrità, escursionisti esteri e, morto politicamente l’imperatore ariano Barack Obama, multinazionali in cerca di una vetrina obamiana.

Dove il turismo (più 9 per cento nel 2018), i locali trend (folle che invadono strade da piazza XXV Maggio a Porta Venezia), la cultura circense (in Darsena la rombante Ferrari di Vettel insieme a un autobus inabissato come trovate pubblicitarie), gli eventi alla Starbucks (c’è più coda qui che al Cenacolo di Leonardo da Vinci) si susseguono incessantemente. E dove i protagonisti della scena sono i radical chic, gli unici ormai che votano a sinistra e sono gli ultimi sostenitori del sindaco Beppe Sala.

Insomma, una bella mattina di sopralluoghi in posti dove l’archeologia si mescola ai lavori che stanno ultimando la metropolitana (e sono cinque linee) che renderà l’aeroporto di Linate il più vicino d’Europa a un centro città, trovo che voglia dire qualcosa il cranio di una bambina del primo secolo rinvenuto in un cantiere MM4. L’hanno chiamata «Europa». Chissà perché.

Vediamola da un altro punto di vista e diciamo così: mentre Roma si riempie di erbacce, ragnatele e cinghiali che puntano ai due rami del parlamento, Milano splende di luci e moneta sonante, quasi fosse una Singapore città-Stato nel pieno del sole levante. A dire il vero, effetti collaterali del “granaio” (inteso come giro di soldi) d’Italia se ne sentono. Ubriaconi, stupratori, spacciatori, tossici, periferie sempre nominate e non ancora investite da un pensiero forte di riforme invece che da occupatori centrosociali alla Macao. E scuole e università abbandonate a turbinii di eventi utili per passare dalle paginate endorsement del Corriere della Sera. E lasciare, di radicato, niente.

Dunque, sarà per questo successone di pellegrini nazionali e turismo straniero, legalità e bonanza di liquidità, che la Milano perbene del sindaco Sala (come per altro fece già il suo predecessore Pisapia) ambisce festeggiare la ritrovata Belle Époque della metropoli di Ciccio Manzoni (come ormai lo chiamano i “nuovi cittadini”) con una linea di rincaro del 100 per cento dei prezzi Atm. In effetti, le due ultime giunte di sinistra, quella del risotto arancione e quella dell’Expo arcobaleno, sono riuscite in un’impresa che nemmeno Albertini, la Moratti e tutto il berlusconismo messi insieme. Sono riusciti, in soli otto anni, a raddoppiare il costo dei mezzi pubblici. Però vogliono scoperchiare cinque vasche di Navigli per neanche un chilometro e spenderci 150 milioni di euri. Wow.

Perciò, nonostante i vacanzieri romani di Camera e Senato guadagnino trenta volte il nostro rimborso spese in Comune di Milano, da una parte i consiglieri sotto la Madoninna percepiscono il gran privilegio di sedere in un’assemblea che è ormai parecchie leghe sopra l’orto botanico bizantino romano. Dall’altra, sentono arrivare aria di fine impero romano.

PENSIERINI A FAVORE DI TELECAMERA

Il paradosso della sinistra che ancora governa Milano e nata per servire poveri e la classe operaia è questo: finisce come stanno finendo tanti uomini di Chiesa, «essendo la mancanza di fede da cemento del potere» (Del Noce), a curare la propria perdita di fede volgendo pensierini a favore di telecamere e illudendosi che la propria egemonia culturale molto lgbt sia destinata a durare per sempre solo perché loro (come i preti con cui si accompagnano fino in cima a Roma) hanno i danee, pensano alla salute riproduttiva, sono vegani e si occupano di “benessere” come se ne potrebbe occupare un leader di polli in batteria. Lo stesso colore e leader che comandano a Bruxelles. Però l’anno prossimo si vota e sappiamo già come andrà a finire. A Dio piacendo. L’hanno chiamata Europa. Chissà perché.

Foto Ansa

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