
“Milano: volti e città”. Come cambia la metropoli secondo Luisa Garzonio
«L’ispirazione è un concetto un po’ settecentesco. Per produrre occorre avere un’urgenza, un’inquietudine, un bisogno di comunicare. È questo che cerco di fare quando produco le mie opere», spiega a tempi.it l’architetto e artista Luisa Garzonio, che ha appena inaugurato la mostra “Milano: volti e città” all’Urban Center di Milano. «È un onore per me poter esporre nel cuore di Milano, nella Galleria Vittorio Emanuele. Le opere sono disposte su più piani, ma la creazione più importante, che ho chiamato “Trilogia di Milano” ha uno spazio tutto suo». Di modo che il visitatore possa restare rapito da questa enorme tavola pluricomposta, da tre quadri di 100×150. A sinistra c’è una crocifissione, che si erge tra i nuovi grattacieli di Porta Nuova, subito di fronte alla stazione di Porta Garibaldi. Al centro c’è un volto di donna, proiettato su una cartografia della città. A destra, infine, un altro volto femminile, dolce e con gli occhi chiusi, al di sopra del profilo urbano.
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VOLTI E CITTA’. “Milano: volti e città” espone 18 opere e rimarrà aperta fino al 19 luglio (ingresso libero). È frutto di un lavoro di anni, visto che alcuni disegni risalgono al 2009. Ogni opera, la maggior parte pastelli su carta, ha necessitato di quattro o cinque mesi di lavoro. «Traccio i segni dei volti e, tra un tratto e l’altro, mi fermo a pensare. A pregare. Ad ascoltare i cori gregoriani che uso come sottofondo nel mio studio». Per raffigurare la città che si erge e cambia, Garzonio è andata a ritrovare le nozioni scolastiche della prospettiva. «Sto facendo il percorso inverso rispetto a molti altri artisti. Di solito si parte dai volti, per andare verso l’astrattismo, il surrealismo. Io invece sono partita da quello e sono arrivata ai volti. In essi cerco di ritrarre il disagio e il cambiamento della città. Perché cambiare è positivo ma passa anche sempre da uno strappo».
Per questo capita che i suoi volti abbiano gli occhi chiusi, quasi intenti in una smorfia di dolore. “C’è una figura femminile alla quale ho aggiunto della mani speciali. Quelle della Gioconda, cercando di fare un’ulteriore omaggio a Milano, attraverso Leonardo, un genio che ha segnato la storia della città».
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