
Mondiali, chi ci capisce è bravo
Compagni e amici, quando leggerete queste righe io spero di essere su una spiaggia a fare un discorsetto a mio figlio di due anni e quasi quattro mesi, un pericoloso teppista. E pensare che suo padre è stato educato a Eaton. Non so se mi ascolterà, del resto ormai ci prendo pochissimo su quasi tutto, football in primis. Alla vigilia del Mondiale il giornale per cui lavoro mi ha chiesto un intervento sulle favorite per un inserto speciale. Per fortuna, questi inserti, secondo un rilevamento di un istituto di statistica, finiscono per il 90 per cento nei cestini del metrò. Infatti avevo liquidato il Brasile in poche righe come il più scarso della storia e la Germania non l’avevo neanche nominata. Forse non capisco nulla io o forse è il calcio che non capisce me. Per questo ho abbracciato lo shintoismo. La mia nuova religione vieta di parlare di calcio. Questa è l’ultima volta che lo faccio. Ammenochè non mi converta di nuovo al cattolicesimo, che accoglie tutti e fa parlare tutti, il sottoscritto, tutti voi e Biscardi compresi.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!