MONTEZEMOLO RIMPIANGE La PRIMA REPUBBLICA

Di Gianni Baget Bozzo
07 Ottobre 2004
Il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo

Il presidente della Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, ha rilanciato al convegno dei giovani industriali la linea dell’“alleanza dei produttori”. Fu la classica linea della Fiat che promosse l’intesa tra la grande industria e i grandi sindacati.
Il presidente ha sostenuto che occorre tornare a quella prevaricazione del sindacato sulle istituzioni che fu la concertazione. Ma i giorni della potenza dei grandi sindacati (Cgil, Cisl, Uil) sono terminati. Da un lato è cambiata la condizione del lavoro, strutturata, per la giovane generazione, soprattutto con il lavoro a termine e con contratti individuali. Dall’altro lato nelle zone del pubblico o dei servizi pubblici il ruolo dei sindacati autonomi è divenuto maggioritario: lo si è visto nello sciopero degli addetti al trasporto pubblico, deciso fuori di ogni sindacato e di ogni regola sindacale, lo si è visto nella recente vertenza sulla riforma dell’Alitalia.
Si comprende, paradossalmente, che ciò che accomuna la Confindustria e i grandi sindacati è la limitazione dell’incremento della spesa pubblica al 2% prevista dall’attuale finanziaria: il loro interesse consiste nell’aumento degli investimenti pubblici, mentre la politica del governo, tesa alla riduzione delle imposte, tende ad aumentare le possibilità del consumo e degli investimenti privati.
La Confindustria sembra interessata ad usare la Triplice come strumento di pressione sul governo e non si preoccupa, nel suo liberalismo a parole, della condizione liberale del sindacato italiano.
Il modello sindacale italiano è ancora largamente corporativo, con il principio della validità erga omnes degli accordi sindacali raggiunti a livello delle grandi organizzazioni. Ciò ha dato alla Triplice sindacale una condizione di privilegio, che appare nel fatto che le sue componenti, terminale di tanto denaro pubblico per servizi parasindacali, gestori di fatto dell’Inps, non sono tenute come associazioni di fatto a presentare il loro bilancio. Sia detto per inciso, questo privilegio ha permesso ai sindacati di evitare la mannaia di Tangentopoli.
La concertazione perciò non rappresenta più il lavoro italiano, perché la Triplice sindacale raccoglie oggi la maggioranza dei suoi iscritti tra i pensionati e riceve i contributi dei lavoratori mediante le trattenute in busta paga, non li ottiene dall’adesione personale degli iscritti. Il sistema sindacale italiano è l’eredità più pesante della repubblica dei partiti, di cui i grandi sindacati erano la trascrizione del politico, mediante il privilegio concesso loro dai partiti dell’arco istituzionale.
Nonostante la disposizione di Montezemolo alla concertazione, la Cgil ha abbandonato il tavolo delle trattative con Confindustria e la Cisl è disponibile a una riforma dei contratti, trasferendoli da livello nazionale a livello regionale.
Il presidente della Confindustria guarda come modello all’accordo di concertazione del ’93. Ma il ’93 è anche l’ultimo anno della Prima Repubblica. è strano che il presidente della Confindustria guardi al passato con tanta nostalgia, lui che rimprovera alla Fiat di aver contrastato la vendita dell’Alfa alla Ford: un classico atto da Prima Repubblica, l’atto fondamentale di Romano Prodi come presidente dell’Iri.

bagetbozzo@ragionpolitica.it

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