Morire per Belgrado?

Di Cwalinski Vladek
05 Maggio 1999
L’Izvestija, voce ufficiale di Mosca, getta acqua sul fuoco del sogno di Milosevic di coinvolgere Russia e Bielorussia nel confronto con la Nato

I quotidiani russi, e in particolare l’Izvestija, considerato una sorta di “portavoce” del presidente, dedicano poco spazio alla guerra del Kosovo. Mostrano, piuttosto, l’immagine di un governo russo impegnato nel delicato esercizio di mantenere un ruolo di mediatore tra la Nato e Milosevic e al tempo stesso di raffreddare gli umori anti-occidentali e le aspirazioni panslavistiche dell’unione politica ed economica richiesti e approvati dai parlamenti della Jugoslavia, Russia e Bielorussia. E si capisce se si considera che solo martedì 20 il governo russo è stato costretto ad ammettere, per voce del viceministro delle Finanze Mikhail Kasyanov, di non essere in grado di rimborsare ai propri creditori titoli di stato per 1,2 miliardi di dollari in scadenza a metà maggio e che all’inizio di aprile il Fondo monetario ha concesso a Mosca un ulteriore credito di 5 miliardi di dollari (sufficienti solo a pagare gli interessi dei debiti precedenti). Anche nei giorni precedenti alla missione di Cernomyrdin a Belgrado, l’Izvestija del 17 aprile scorso pubblicava in prima pagina, sotto il titolo principale “bazar slavo” (reminiscenza storica di un giornale della seconda metà dell’Ottocento che propagandava gli ideali panslavistici e nazionalisti ortodossi) un articolo proprio a commento dell’ipotetica unione dei tre paesi: “Le idee dell’integrazione slava e ortodossa, cui ancora recentemente si era soliti riferirsi come ad un aneddoto storico, improvvisamente sono diventate strumento di politica reale. Naturalmente nessuno pensa seriamente ad alcuna unione tra Russia, Bielorussia e Jugoslavia. È chiaro per tutti che l’integrazione non è il fine, ma soltanto il mezzo per il raggiungimento di altri scopi meno elevati ed utopistici. I promotori dello show unificazionista in Russia non tengono conto che il Paese anche senza di loro tende verso la Bielorussia, per la politica economica, e la Jugoslavia per quella estera”. Quindi acqua sugli entusiami per la grande nazione slava. Come ha ribadito anche Boris Eltsin in occasione della consegna al Cremlino dei premi annuali ai giornalisti, cerimonia di cui l’Izvestija fa un dettagliato resoconto, senza mancare di sottolineare la ritrovata forma del “capo”: “Milosevic non capitolerà – ha detto Eltsin -. Se è così la Nato e la Jugoslavia hanno assoluto bisogno di un mediatore e la Russia è pronta ad esserlo”. E a proposito delle “teste calde dei deputati” (come li definisce il quotidiano moscovita) pronti a stipulare l’accordo di unione con la Jugoslavia, Eltsin ha affermato: “Noi vogliamo stringere Milosevic a noi ancora di più, ma ci comporteremo in modo regolare e discreto”. Nessun colpo di testa, tovarishi: il Fondo monetario ci guarda

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