A MORTE LA TRADIZIONE

Tra le mogli degli amici comprendi la gallina Marta di Silver alla canasta nel pollaio delle zie: «E i preparativi?». Quando li si nomina, i preparativi, rispondere è nel codice di ogni categoria di fidanzata, pure della mia “mogli e buoi dei paesi tuoi”. «Procedono», preghi che il moroso si avvicini ammutolendole. Ma confidare nello scannatore di puntine dopo cena è come giocare lo scudetto dell’Inter alla Snai, e le zie si infiammano: il vestito, le scarpe, i capelli, e senza attendere risposta ingranano la quinta: il loro vestito, le loro scarpe, il loro parrucchiere, e in un batter di ciglia sei in piena tragedia: i loro consigli su vestito, scarpe, etc. Con l’ansia di un deja vu dei loro sposalizi ti appresti al giuramento della guagliona. Giuri solennemente di addobbarti con un oggetto nuovo, vecchio e regalato, non indossare perle che recan lacrime, strizzarti le cosce in giarrettiere da devolvere agli invitati, nascondere coccarde blu sotto l’abito, non rimirarti in uno specchio lungo vestita da sposa, uscire col piede destro, usare il velo di una donna felicemente sposata, vedere un arcobaleno prima di arrivare in chiesa, svegliarti al canto degli uccelli, trovare un ragno tra le pieghe del vestito, far raccogliere una fede che cade solo al prete. E arrivare in ritardo, unica tradizione col motorizzato scannatore di puntine.

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