
Mourinho torna all’Old Trafford, dove nove anni fa nacque lo Special One
Il profeta torna là dove era nato il mito. 9 marzo 2004, ottavi di finale di Champions League. L’Old Trafford è una bolgia e assapora un passaggio del turno sempre più certo dopo la rete di Paul Scholes: 1-0 sufficiente a ribaltare il 2-1 dell’andata con cui il Porto aveva messo paura ai Red Devils. Ma appena prima che il triplice fischio dell’arbitro faccia esplodere la gioia dello United i lusitani non tradiscono il loro mentore, Mourinho, e Costinha impietrisce il Manchester: è 1-1. Inglesi a casa, portoghesi ai quarti. Lì nacque lo Special One, lì il calcio europeo si accorse definitivamente che le doti di quel tecnico non erano normali e che tutto il suo carisma stava in quella corsa liberatoria verso i suoi ragazzi in festa, appesantita sotto la zavorra di un lungo cappotto e di una qualificazione strappata solo all’ultimo respiro.
UNA CARRIERA POI CRESCIUTA. Stasera Mourinho torna in quello stesso stadio: ci arriva dopo che, in nove anni, quel seme di fascino e strategia piantato a Oporto è sbocciato e fiorito a pieno regime. Alla Coppa Uefa vinta l’anno prima fece infatti seguito una Champions vinta col Porto e una con l’Inter, quella deliziosa nell’anno del Triplete, più una serie infinita di titoli nazionali. Che non bastano però all’esigente pubblico madrileno, con cui José fa i conti ormai da 2 anni e mezzo: vogliono la coppa con le orecchie, specie i dirigenti. Si dice che Mou abbia già le valige pronte per la prossima estate, quando saluterà tutti dopo una stagione così così, in rotta con squadra e tifosi. Il Barça è avanti 13 punti, troppi, nonostante i Blancos si stiano divertendo nelle ultime settimane a schiaffeggiare i catalani e mettere le dita nelle loro piaghe. Resta praticamente solo la Champions, unico obbiettivo rimasto per risollevare questa annata. Unico obbiettivo rimasto per Mourinho per spiegare a tutti una volta di più chi è lo Special One.
FERGIE È IL NEMICO PEGGIORE. Il nemico di fronte è il peggiore, quello che sa renderti la vita più complessa che mai: Alex Ferguson. Con lui qualche volta Mou ha pure litigato, ma i due in realtà si stimano profondamente, tanto che lo scozzese in passato ha indicato l’ex allenatore dell’Inter come suo perfetto erede alla guida dello United (e chissà che un domani non lo diventi davvero). In un momento così delicato per la sua carriera forse Mourinho avrebbe preferito pescare altre squadre dall’urna di Nyon, magari rivali più abbordabili, per andare avanti e fare più morale possibile. Oppure c’è da credere che abbia fatto buon viso a cattivo gioco, plaudendo la sorte che gli metteva contro la rivale più ostica, mandare in all-in il più vincente allenatore della storia e soffiargli tutto il capitale tra le mura amiche.
UNITED SQUADRA IN FORMA. «Il mondo si fermerà per questa sfida». Siamo solo agli ottavi, di strada ce n’è ancora tanta, ma il lusitano ha capito che aria tira. E capisce il valore dell’avversario: «Loro sono in uno stato di forma straordinario, questa stagione è la migliore di sempre. Ai Quarti di FA Cup, stanno per vincere la Premier a marzo, non perdono una partita da mesi. Non sembra un’eliminatoria, ma una finale». In nove anni la sua vita è cambiata, dandogli onore, gloria, esperienza e trofei. Non si lascerà andare alla stessa corsa liberatoria di nove anni fa, anche se in fondo per lui il calcio è adrenalina pura: «Se perdiamo non piangerò, e se vinciamo non correrò per cento metri. Ma in fondo sarà la stessa cosa».
SPERARE IN CRISTIANO RONALDO. Si aggrapperà stretto al grande ex, Cristiano Ronaldo, stratosferico all’andata e fresco del verdetto che sul campo ha sancito la sua superiorità su Messi nel doppio Clasico. Entrerà in campo sapendo che dal risultato di stasera dipende la sua stagione e che, se dovesse uscire il Manchester e la prossima settimana anche il Barcellona, il Real potrebbe mettere una seria ipoteca sul verdetto finale. Ma senza l’angoscia di dover dimostrare di essere meglio del suo rivale: «Le situazioni che viviamo e le intenzioni che offriamo alla nostra esperienza ci rendono migliori. In questo tipo di lavoro più sei anziano più diventi migliore. Sarò felice se Dio mi darà la salute di fare questo (rimanere in panchina, come Ferguson, fino a 71 anni; ndr). Sir Alex è unico e non ho alcuna parola da aggiungere a ciò che tutti pensano su di lui e al rispetto che merita da tutti».
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