Mutui, prestiti e depositi: cosa cambia dopo il taglio dei tassi allo 0,5 per cento

Di Redazione
04 Maggio 2013
Il taglio dello 0,25 per cento sugli interessi passivi potrebbe corrispondere a una riduzione della rata del mutuo di 10/15 euro al mese

Non cambierà molto per gli italiani dopo la decisione del presidente della Bce Mario Draghi di tagliare i tassi dallo 0,75 per cento allo 0,5 per cento. Per chi ha sottoscritto un mutuo a interessi variabili, per esempio, il taglio dello 0,25 per cento sugli interessi passivi potrebbe corrispondere a una riduzione della rata di 10/15 euro al mese; essendo, però, il saggio interbancario di riferimento (l’Euribor a tre mesi) ormai da tempo al minimo storico dello 0,2 per cento, spiegano gli analisti, i margini per un’ulteriore discesa dei tassi sono limitati. Chi potrebbe guadagnarci qualcosina in più, forse, sono coloro i quali il mutuo devono ancora sottoscriverlo e potrebbero, pertanto, beneficiare della riduzione del costo del denaro, incontrando finanziamenti a tassi variabili più convenienti sul mercato. Sempre che, però, le banche non approfittino del taglio dei tassi per alzare lo spread sui mutui, ossia la quota di interessi annui che gli istituti di credito aggiungono all’Euribor e che costituisce il loro margine di guadagno.

PRESTITI E DEPOSITI. Poco o nulla cambierà, poi, per chi decide di accedere ai prestiti per l’acquisto di beni; i prestiti, infatti, normalmente, sono fatti a tassi fissi e sono poco sensibili ai tagli operati dall’Eurotower. Peggio sarà, infine, per chi ha i propri risparmi nei conti deposito che, da quando la Bce ha iniziato a tagliare i tassi verso il basso, hanno visto scendere la remunerazione verso il basso. Ora è intorno al 3,2 per cento netto ogni dodici mesi.

SEGNALE SIMBOLICO. Anche Michael Hewson, capo analista del broker valutario Cmc Markets, ha precisato che la decisione di tagliare i tassi è «più un segnale simbolico che non uno strumento efficace per far tornare a circolare la liquidità». Chi attende, pertanto, che la Bce e i governi dell’area Euro adottino misure per agevolare il credito alle imprese e alle famiglie, può ancora aspettare. Draghi su questo fronte ha per ora soltanto avviato le consultazioni con le altre autorità europee.

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