Né laicisti, né integristi: laici

Di Gianni Baget Bozzo
30 Ottobre 2003
Sono lieto che il cardinale Ruini abbia protestato per la sentenza del tribunale dell’Aquila sulla rimozione del crocefisso dalle scuole.

Sono lieto che il cardinale Ruini abbia protestato per la sentenza del tribunale dell’Aquila sulla rimozione del crocefisso dalle scuole. Penso che l’abbia fatto a nome della Conferenza Episcopale e che tutti i vescovi italiani riconoscano il valore del segno di Cristo sulle istituzioni pubbliche. Finora nessuno l’aveva detto. Il principale combattente del crocefisso nelle scuole è stata la Lega Nord seguita da Forza Italia e da Alleanza Nazionale.
Nel mondo cattolico la cristianità, cioè il segno cristiano sullo Stato, viene considerato il registro espresso dall’integrismo, intendendo per integrismo l’idea di un rapporto formale tra cattolicesimo e istituzioni pubbliche. Viene considerata cristiana l’accettazione dell’altro sino alla negazione della propria identità spirituale e del proprio valore sociale. Oggi abdicare pubblicamente alla propria identità è segno di amor del prossimo, parlare di Cristo con l’immigrato musulmano, anche quando lo desidera, è visto dalla Caritas o dai sant’egidi come una interferenza nella libertà dell’altro.
Siamo stati sorpresi quando abbiamo visto la Santa Sede, dopo tanti mea culpa, dopo tante confessioni di peccati della cristianità, dalle Crociate all’Inquisizione, alla scoperta dell’America, insista con tanto calore sull’inserimento del cristianesimo nel Trattato-Costituzione europea da pubblicare sull’Osservatore Romano ogni giorno lo slogan «l’Europa sarà cristiana o non sarà». Molta acqua è passata nel Tevere dal tempo delle grandi richieste di perdono e vedo che anche lo spirito di Assisi sta declinando sia nelle preghiere panreligiose che nelle incursioni pacifiste. Possiamo dunque dire a voce alta, sopportando l’accusa di integrismo, che oggi ha un sempre più difficile corso, che lo Stato italiano è laico ma non è laicista; e che la Casa delle Libertà, diversamente dalla sinistra, non è laicista. A parte i casi dell’onorevole Mussolini e dell’onorevole Rivolta, ma ognuno ha i suoi punti deboli.
Però il linguaggio ufficiale cattolico era debolissimo e tutto penitenziale. Se non fosse stato così, se ci fosse stato un minimo di Chiesa militante e non tanta Chiesa pellegrinante, la sentenza dell’Aquila non sarebbe mai giunta. E forse nemmeno la Turco che sostiene il riconoscimento formale delle coppie omosessuali, avrebbe ancora il coraggio di proclamarsi cattolica.
La sentenza dell’Aquila ha visto il ministro leghista mandare le ispezioni nel capoluogo abruzzese: la Lega può parlare male ma in materia cattolica si comporta bene. Ed oggi il cardinale Ruini, che criticò la Lega nel suo discorso alla Conferenza Episcopale, potrebbe notare che la Lega ha fatto quello che i centristi postdemocristiani non avrebbero fatto. Alla fine colui che obbedisce in libertà è migliore di colui che preferisce il silenzio del conformismo.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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