
Nasce l’Alleanza delle Cooperative italiane
Non chiamatele più bianche, rosse o verdi. In un momento di crisi di unità del paese le tre centrali cooperative mettono la parola fine a un’epoca di divisioni e contese, dando vita a un colosso che rappresenta 43 mila imprese e più di 12 milioni di soci, oltre il 90 per cento del settore per persone occupate (1,1 milioni di dipendenti), un fatturato da 127 miliardi di euro. Sono i numeri dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, il coordinamento nazionale volto a un’integrazione strategica e industriale siglato a Roma da Luigi Marino, Giuliano Poletti e Rosario Altieri, i tre presidenti di Confcooperative, Legacoop e Agci, lo scorso 27 gennaio.
«Un evento di portata epocale», lo ha definito Stefano Zamagni su Avvenire. Per la prima volta infatti le tre centrali, espressione storica della formula cooperativa italiana cresciuta strutturandosi secondo i tre colori della bandiera nazionale in maniera autonoma – la cooperazione bianca che si rifà alla tradizione cattolica, quella rossa associata al movimento socialista e poi comunista, e quella verde, vicina alla matrice liberal-mazziniana – superano antichi steccati e fanno squadra unendo forze, valori e interessi. Un coordinamento “stabile” che mira a solidificare la propria rappresentanza nei rapporti con le istituzioni e i sindacati fino a dar vita a una vera e propria Federazione, e che non nasconde di puntare, entro 5 anni, alla fusione in una centrale cooperativa unica.
Segno di storie ed eredità di pensiero diverse resteranno le tre C concentriche, una bianca, una rossa e una verde, del simbolo dell’Associazione che si avvarrà di un portavoce unico, individuato quest’anno dai vertici delle tre coop in Luigi Marino, presidente di Confcooperative. Nella sua relazione d’apertura Marino, dopo aver ricordato i numeri di un sistema di imprese che è stato capace di incrementare l’occupazione in tempo di crisi, ha richiamato il governo a forti interventi di carattere economico: regole chiare e rispettate, una soluzione ai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione, varare un riforma fiscale forte, contrastare il dumping contrattuale, salvaguardare i contratti nazionali di lavoro dopo l’affondo di Marchionne.
E se da un lato Marino ha attaccato lo spettacolo «oggi deprimente» della situazione politica, chiedendo che essa ritrovi «il senso della sua più alta rappresentanza, che sia punto di riferimento e dia prospettive di fiducia ai cittadini e al paese», dall’altro ha dato atto al Governo Berlusconi di aver avuto comportamenti «leali nella difesa dell’ordinamento cooperativo italiano», in particolare dagli attacchi che sono venuti da Bruxelles. Anche in conferenza stampa, ha sottolineato il settimanale Vita sul suo sito, Marino ha ribadito la sua posizione: «La relazione non è stata una relazione antigoverno perché il governo ha difeso la cooperazione la dove andava difesa. Inoltre Tremonti ha più volte fatto richiamo alla cooperazione come strumento per affrontare certe situazioni, come la banca del Sud».
La storica alleanza delle coop italiane giunge a pochi mesi da un’altra operazione di squadra: a maggio dell’anno scorso erano state Confartigianato, Confesercenti, Cna, Confcommercio e Casartigiani a unirsi per la nascita di Rete Imprese Italia, “l’alleanza dei piccoli”.
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