Nella piazza di Caorle ho visto vivere l’eredità di Amicone

C’è gente che guarda commossa all’altro anche se proviene da tutt’altra cultura, che va al nocciolo dell’umano senza ricorrere alla psicanalisi, ma guardando dritto nel cuore

Si respirava un’aria antica e una vitalità nuova, un pullulare di voci e una serie di abbracci che ho visto nascere e ripetersi. La festa di Tempi a Caorle, per la seconda edizione del Premio Luigi Amicone, è stata un momento (tre giorni in realtà) dove un pugno di persone ha messo in piedi un evento. Dei dibattiti hanno già scritto gli amici di Tempi. Ogni relatore, così come chi li ha intervistati, merita un plauso senza riserve, di quelli che si fanno non perché è finito un discorso, ma perché non puoi farne a meno.

Ciò che però ha permesso alla kermesse di diventare un evento è accaduto in piazza, nelle vie, seduti a bere, con gli amici di Caorle, con quelli di Ferrara, Como, Ravenna, Milano eccetera che sono venuti anche solo per mezza giornata, per portare il loro saluto. Si sono fatti centinaia di chilometri per il piacere di guardare negli occhi questa strana compagnia che si arrabatta per far vivere un mensile controcorrente, che...

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