Nella Spagna in crisi accade di tutto. Si ritorna pure al baratto

Di Chiara Sirianni
07 Settembre 2012
Dal sindaco Robin Hood alle banche del tempo, alle spese proletarie. Nella penisola iberica cresce l'insofferenza per la "cattiva" finanza con esiti parossistici

La stampa l’ha battezzato il nuovo Robin Hood spagnolo, anche se la sua barba tende al grigio. Di certo lo slancio c’è: Juan Manuel Sánchez Gordillo è il rossissimo sindaco di Marinaleda, Andalusia, in cui governa dal 1979. Una vita spesa nei movimenti di base e nelle lotte sociali e un originale metodo per combattere la crisi: occupazione di terre, lotta alle banche e “spesa proletaria”. Recentemente Gordillo (che è anche deputato locale di Izquierda Unida) è stato arrestato assieme ad altri due attivisti mentre usciva da un supermercato della vicina città di Ecija. Carrelli pieni di pasta, olio, biscotti e latte, da distribuire alle mense della regione (una delle più povere della Spagna, con un tasso di disoccupazione del 40%). Rapidamente l’ex dirigente storico del sindacato dei lavoratori agricoli, Soc, si è attirato la simpatia della stampa e della popolazione. E c’è chi ha pensato di seguire il suo esempio, visto che gli assalti ai supermercati prendono sempre più piede. La scorsa settimana alcuni attivisti della piattaforma PAH (Plataforma de Afectados por la Hipoteca, vittime dell’ipoteca) sono entrati in un supermercato di Vilafranca del Penedès, hanno raggiunto la cassa, mostrato alcuni beni di prima necessità e si sono rifiutati di pagare.

MONETE COMPLEMENTARI ALL’EURO. La crisi alimenta l’espansione di un’economia parallela, fuori dall’euro? Pare di sì. Stanno nascendo vere e proprie valute alternative, soprattutto nella regione della Catalunya. E città come Tolosa, Vilanova, Girona e Geltrù hanno già adottato altre soluzioni complementari. Quella di Vilanova, per esempio,  si chiama “Turuta”:  moneta sociale per «stimolare il consumo locale». L’idea è presa in prestito da Bernard Lietaber, ex direttore della divisione pagamenti del Banco Centrale del Belgio. Un’iniziativa per semplificare il baratto, in sintesi, partito in sordina qualche anno fa grazie alla spinta propulsiva di un’associazione ecologista (Ecol3vng) e recuperata causa disoccupazione. Con l’obiettivo di esportare il modello: quest’estate c’è stata una tre-giorni di tavole rotonde con una serie di delegazioni provenienti da Barcellona, Bilbao, Madrid e Valencia. A Malaga alcuni residenti hanno creato un sito web che consente di comprare prodotti usando una moneta virtuale.

TORNARE AL BARATTO. Anche le Banche del Tempo, da esperimento estemporaneo e un po’ utopistico, stanno diventando un fenomeno di massa. Il loro numero è raddoppiato negli ultimi due anni, sia per quanto riguarda le associazioni di quartiere sia per quelle organizzate direttamente dalle giunte locali. Ogni giorno si aggiungono altri membri, che mettono a disposizione il proprio tempo e le loro conoscenze scambiandole con altro: passaggi in auto in cambio di ripetizioni, babysitting in cambio di lezioni di musica e cura delle piante, e così via. I supermercati tradizionali vengono snobbati per i mercatini del baratto, dove in cambio di mobili e vestiti si recuperano i generi alimentari. Lo scopo? «Riportare le comunità al tempo in cui le merci e i servizi venivano barattati» ha spiegato il coordinatore della rete spagnola delle BdT. «Prima che speculazioni, derivati e tassi di interesse complicassero il mondo finanziario».

@SirianniChiara

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