Nigaragua. Prega per la libertà di monsignor Alvarez, arrestato

Il regime di Ortega ha sequestrato e trasferito nel carcere delle torture un altro prete, Osman Guillén. È l'ottavo in poco tempo, e la persecuzione continua

Cittadini del Nicaragua protestano a Panama chiedendo la liberazione di monsignor Alvarez, incarcerato dal regime (foto Ansa)

In Nicaragua la polizia del dittatore Daniel Ortega ha sequestrato l’ennesimo prete, il 36enne Osman Guillén, parroco della diocesi di Estelí, prelevandolo a forza dalla Cattedrale della città di 120mila abitanti lo scorso 8 settembre.

Sino a pochi giorni fa era desaparecido, ora sappiamo che è stato trasferito nel carcere delle torture del regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo, tristemente noto come El Chipote. Il rapimento è avvenuto intorno alle 22 di sera, quando un gruppo di agenti antisommossa della polizia sandinista ha fatto irruzione nella chiesa mentre si svolgeva un incontro con altri sacerdoti.

Il caso di monsignor Álvarez

Una ritorsione da parte del regime perché nelle sue ultime omelie il padre Osman aveva pregato per la libertà di monsignor Rolando Álvarez, il vescovo della diocesi di Matagalpa e amministratore apostolico della diocesi di Estelí. Ultimo direttore della Caritas Diocesana di Estelí, chiusa dal regime a marzo si sospetta che il suo arresto sia collegato alla repressione contro altri due sacerdoti, Eugenio Rodríguez Benavides e Leonardo Guevara Gutiérrez, da mesi detenuti in “una casa di formazione” a Managua dopo essere stati a loro volta sequestrati dalla polizia lo scorso aprile per interrogarli su un presunto riciclaggio di denaro.

Da allora il regime continua a tacere sul caso perché «non hanno prove, non c’è niente di niente e il recente rapimento di padre Amador solo conferma che la dittatura del Nicaragua cerca disperatamente di incolpare qualcuno», spiega l’avvocata e ricercatrice Martha Patricia Molina, esule nicaraguense vicina alla Chiesa cattolica e in contatto con Tempi. «Non c’è stato alcun ordine del tribunale per giustificare la sua detenzione. Recentemente aveva chiesto di pregare per monsignor Rolando Álvarez ed è per questo che è stato rapito», ha detto, aggiungendo che in Nicaragua «le parrocchie sono sorvegliate 24 ore su 24 da infiltrati dal regime».

Già otto sacerdoti incarcerati da Ortega in Nicaragua

Con l’arresto di padre Osman, è salito a otto il numero dei sacerdoti incarcerati da Ortega, oltre alle centinaia che sono stati espulsi o ai quali non è stato consentito di rientrare dall’estero. Il nome più noto é quello di monsignor Álvarez, condannato a 26 anni e quattro mesi di carcere e oggi in una cella di massima sicurezza del penitenziario Jorge Navarro, più noto come La Modelo. La sentenza contro di lui è stata emessa da un giudice sanzionato dagli Stati Uniti che ha inventato contro monsignor Álvarez i crimini di “attentato contro la patria”, “diffusione di fake news”, e “disprezzo delle autorità”.

Rapito da 50 poliziotti e 20 paramilitari sandinisti la notte di domenica 9 luglio di quest’anno invece padre Fernando Zamora, sacerdote della diocesi di Siuna. Arrestato intorno alle 8 di sera sulla Carretera Norte, un’arteria viaria di Managua, dopo aver partecipato ad una messa di nella parrocchia di San Luis Gonzaga, alla presenza del cardinale Leopoldo Brenes, non si sa nulla della sua situazione e, come denuncia il quotidiano La Prensa, non c’è prova che sia ancora vivo.

Il Nicaragua manda la polizia armata per espellere i gesuiti

Padre Jaime Iván Montesinos, della parrocchia San Juan Pablo II, di Villa Chagüitillo, situata nel comune di Sébaco, della diocesi di Matagalpa, uno dei dipartimenti più colpiti dalla repressione di Ortega contro la Chiesa cattolica, è stato invece arrestato la notte del 23 maggio 2023 al chilometro 104 della strada per Esquipulas, nel comune di San José de los Remates, a Boaco. Come è accaduto per altri casi di sacerdoti incarcerati, un comunicato stampa della polizia confermava l’arresto «per atti che minano l’indipendenza, la sovranità e l’autodeterminazione della nazione», aggiungendo che «era ubriaco e in compagnia di una giovane donna», una formula oramai standard e usata dalla dittatura anche con altri casi di preti incarcerati, per calunniarli.

Da allora più nulla, e dopo quasi 4 mesi il 61enne padre Montesinos è ancora desaparecido e nessuno sa dove sia. Intanto è emerso dalle testimonianze dei sacerdoti, che Ortega ha inviato la polizia armata per espellere i gesuiti. Nello specifico 15 agenti di polizia in uniforme, incappucciati e con armi militari, hanno fatto irruzione e sgomberato la residenza della comunità dei gesuiti dell’Università Centroamericana.

Gli elogi di Ortega a Putin

Non bastasse, qualche giorno fa il dittatore ha elogiato i russi del Centro di intelligence di Managua per appoggiare la repressione contro qualsiasi opposizione premiando il colonnello generale di Putin che lo dirige. «Un riconoscimento del prezioso sostegno e della cooperazione fornita alla polizia sandinista per colpire i golpisti», ha detto Ortega che chiama golpista chiunque osi criticarlo.

La Commissione interamericana dei diritti umani ha esortato il dittatore a fermare gli attacchi alla libertà religiosa, la persecuzione della Chiesa cattolica e a liberare tutte le persone arbitrariamente private della libertà. A cominciare dagli otto sacerdoti ingiustamente incarcerati.

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