
Nigeria. Ancora attacchi fulani, padre e figlio decapitati sulla via di casa

Avevano provato tutto il pomeriggio con il coro della chiesa e come sempre, al calare del sole, si erano incamminati verso casa, nel villaggio di Tafigana. Thomas Wollo, 46 anni, procedeva accanto al figlioletto Nggwe Thomas, sette anni, l’età dei tanti bimbi cristiani che popolano la cosiddetta Middle Belt nigeriana. È stata l’ultima volta che li hanno visti insieme.
«SOLI, INDIFESI E SENZA SPERANZA»
Dopo averli massacrati e decapitati secondo un macabro rituale ormai diventato prassi, i pastori fulani che avevano teso un agguato a padre e figlio nella boscaglia si sono diretti verso Hukke con l’obiettivo di distruggere tutte le fattorie, raccolti e prodotti agricoli. Nessun altro ha perso la vita quella maledetta sera di domenica 14 luglio, ma ancora una volta nello stato di Plateau i pastori musulmani hanno messo in ginocchio decine di famiglie e inflitto danni per milioni di naira. E ancora una volta «siamo stati lasciati soli, indifesi e senza speranza – ha denunciato Zongo Lawrence, portavoce della Miango Youths Development Association –. Solo negli ultimi giorni, sono state rimaste uccise 17 persone negli attacchi dei mandriani fulani».
L’ASSASSINIO DI MARGARET
Persone come Margaret Wakili, una ventisettenne incinta e massacrata davanti al marito: «Era mattino presto – ha raccontato tra le lacrime il marito a Zongo – ero andato alla fattoria a piantare mais e mia moglie è venuta a portarmi qualcosa da mangiare. Si è fermata un po’ per aiutarmi ma mentre stavamo lavorando, Margaret ha alzato la testa e ha visto alcuni uomini. Mi ha detto piano che ci stavano guardano e come ho sollevato il capo, ho capito che si trattava di otto fulani. Allora le ho detto che dovevamo scappare, metterci immediatamente a correre».
Ma Margaret era al sesto mese e non riusciva a stare dietro al marito, «sei di loro l’hanno inseguita mentre due inseguivano me. Corsi veloce e attraversai il fiume. Ma mentre attraversavo, li sentii gridare “Allahu Akbar, abbiamo ucciso un infedele, dobbiamo ucciderne di più”, e ho capito che mia moglie era morta. Presi a correre più veloce, mentre i fulani cantando “Allahu Akbar” iniziarono a spararmi addosso. Quando sono arrivato al mio villaggio, il nostro popolo è uscito dalle case e ho capito che ero in salvo».
PASTORI ARMATI FINO AI DENTI
Anche un’anziana è morta ad Ancha, nello stesso distretto di Miango dove ha perso la vita Margaret e dove, da due anni, la gente subisce attacchi costanti da fulani armati fino ai denti. L’obiettivo è sempre lo stesso, accaparrarsi le terre degli agricoltori cristiani per pascolare le proprie mandrie e islamizzare la Nigeria, come denunciato da molti vescovi. Massacrando donne, bambini e distruggendo le campagne. «Siamo sotto assedio. Il nostro popolo è sotto attacco e nessuno sembra ascoltare il nostro grido di aiuto – ha denunciato Chinge Dodo, presidente del Irigwe Youth Movement –. Sembra che uccidere la nostra gente sia diventata una routine».
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