Noi lombardi, longobardi

Un articolo di Giovanni Testori del 1978 sul “lombardismo”, cultura che nasce dal rapporto tra l’uomo e Dio che vogliono «costruire»

Nelle Istorie fiorentine, scritte nel 1525 su commissione dei Medici, signori di Firenze, il padre del pensiero politico moderno, Niccolò Machiavelli, affermò che – quando furono sconfitti dai franchi, nel 774 – i longobardi «non ritenevano di forestiero altro che il nome». Tra Langobardia maior e minor, rappresentavano un’esperienza storica tutta dentro le vicende della penisola italiana. Quella dei longobardi fu una presenza che determinò una forte discontinuità e, per almeno un paio di secoli, incise negli usi, nei costumi, nelle abitudini, nelle tradizioni civiche, nei modelli di cultura e di comportamento, nella mentalità collettiva delle comunità della Penisola. A cominciare dalla stessa Lombardia, alla quale lasciarono in eredità il nome.
Testori e la Lombardia
Il 12 ottobre 1978, il sindaco di Milano, Carlo Tognoli, inaugura la mostra “I Longobardi e la Lombardia”. La curiosità e la volontà di andare oltre la generica definizione –...

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