
Noi per l’Italia. «Noi non facciamo il Vaffa Day, ma il Costruiamo Day»
“Abbiamo un’idea per il nostro paese. Ti invitiamo all’evento Mille giovani idee per l’Italia”. Questo manifesto è comparso su Facebook la settimana scorsa e in pochi giorni ha raccolto il consenso di molti utenti e la curiosità di tanti altri. «Siamo un gruppo di amici. Alcuni fanno politica, altri vengono dalla società civile e ciò che ci unisce è il desiderio di non rimanere passivi di fronte alla crisi economica, sociale e politica che l’Italia attraversa». Lorenzo Margiotta presenta così la neonata associazione “Noi per l’Italia” (www.noiperlitalia.com). Milanese, 28 anni, è uno dei maggiori promotori dell’associazione di secondo livello, cioè che ne raggruppa tante altre, civiche, politiche, culturali sparse in tutto il paese. «Ci riuniremo per la prima volta domenica 24 giugno a Milano. È l’evento pubblico di lancio, arriveranno ragazzi da tutta Italia e l’invito è aperto a tutti coloro che sono interessati. Una generazione di trentenni che ha voglia di fare, che non accetta il disfattismo di Grillo o la rassegnazione di chi aspetta che qualcosa accada dall’alto».
Delusione, sfiducia, rammarico, rabbia. Sono questi i sentimenti più comuni nei confronti delle tradizionali rappresentanze politiche. È per questo che la gente è sempre più attratta dal nuovo, da qualsiasi cosa che sia diversa e contro la “casta”, da qualsiasi associazione, rete, movimento che «nasce dal basso». Proprio come il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo che è «nato così, dal basso, anzi dalla rete», con regole semplici: «I candidati devono avere la fedina penale pulita, niente riciclati e devono essere scelti dal basso, cioè dalla rete», spiega l’ex comico in un’intervista sul Fatto quotidiano di mercoledì 13 giugno. Basta poco per convincere un elettore scontento, basta sapere toccare i punti giusti: «Si studia quel che serve e quel che non serve. Il Tav Torino-Lione non serve, via: si risparmiano 20 miliardi. I cacciabombardieri non servono, via: si risparmiano 15 miliardi. Le province non servono, via: altri miliardi risparmiati. Le pensioni non devono superare i 3 mila euro netti al mese, tanto se guadagnavi milioni qualcosa da parte avrai messo, no?». Parafrasando Chesterton, quando non si crede più a niente si rischia di credere a tutto. Così, il M5S risulta avere un potenziale consenso che si aggira intorno al 20 per cento, davanti al Pdl e a 5 punti dal Pd.
Grillo o meno, la parola chiave è sempre più “rinnovare”. «Oggi c’è chi vuole radere al suolo tutto per ricostruire non si sa bene cosa e come, oppure chi crede che basta avere un volto “fresco” per risolvere i problemi», continua Margiotta. «Ma c’è una netta differenza con la nostra associazione. Noi non vogliamo distruggere proprio niente. E non vogliamo nemmeno fare una sterile battaglia generazionale: ciò che vale non è l’età ma sono i contenuti e su questi vogliamo fare la differenza. Crediamo che l’Italia sia soltanto da rianimare, non da rifare. Noi diciamo che in questa confusione qualcosa di positivo c’è, bisogna saperlo riconoscere, valorizzare e da lì ripartire. È questa la differenza con Grillo, loro fanno il Vaffa day, noi il Costruiamo day».
Voce agli esempi positivi
Un’associazione, non un partito. Eppure qualcuno che fa politica c’è. «Da questo punto di vista ci riconosciamo nei valori del Partito popolare europeo (Ppe): la difesa e la valorizzazione della persona e della vita, della famiglia, del lavoro, della comunità e della sussidiarietà. Chi di noi fa politica non vuole uscire dai propri partiti, ma ci siamo resi conto che ci sono tantissime persone che pur volendosi impegnare sono rimaste deluse dai partiti, che spesso si sono atrofizzati in apparati di potere perdendo il loro slancio ideale e di proposta. Sono persone semplici, trentenni che hanno studiato, magari anche all’estero, hanno messo su famiglia, hanno rischiato, investito e in questa situazione non vogliono subire gli eventi. Crediamo che in Italia esistano mille esempi positivi: imprenditori che lottano, famiglie che crescono, associazioni no profit che si spendono gratuitamente per i bisogni dei deboli, gente che si mette insieme per costruire qualcosa di buono. Noi partiamo da quello che c’è. “Noi per l’Italia” è nata perché vogliamo dare voce a queste esperienze, tirandone fuori bisogni e idee, sollecitando le istituzioni e la politica a guardarle, perché siamo convinti che l’Italia possa rianimarsi “per contagio” con ciò che già funziona».
Iniziativa interessante quanto vana se i partiti non ricominciano a prendere sul serio queste istanze. «La rappresentanza c’è, bisogna rianimare anche quella, anche se il momento è difficile, anche se questo governo è quanto di più distante dalla vita del popolo. Il nostro è un progetto a lungo termine, non ha velleità elettorali, ci interessa riunire quanti percepiscono una responsabilità di fronte alla situazione presente. Proviamo a metterci insieme, non sappiamo cosa riusciremo a ottenere, ma già il fatto che ci uniamo serve per fare emergere esigenze di cui magari nessuno si accorgerebbe. Anche questo ci differenzia da Grillo: non siamo contro la politica ma per una buona politica e in Italia esistono esempi di persone seriamente impegnate con le quali vogliamo interloquire».
L’incontro di domenica 24 giugno, ore 11 al teatro Manzoni di Milano, avrà come protagonisti questi giovani. Un momento, il primo, per incontrarsi, raccontare le esperienze più significative, quelle che possono essere utili a tutti. E capire quali sono i problemi, perché quelli ci sono: al lavoro, nelle famiglie, nelle scuole. In tutti gli ambiti. Da quel giorno la macchina dell’associazione inizierà a muoversi, con incontri pubblici in tutto il paese e il lancio di proposte approfondite su temi caldi (fisco, lavoro, famiglia, sviluppo, istruzione) a partire dal confronto con la gente che vive.
E per il futuro…
Dunque, per il momento, nessun nuovo partito all’orizzonte. «I partiti ci sono, anche se sono in seria difficoltà. Adesso il primo passo è aggregarsi. I partiti attuali se non tornano ad ascoltare la società civile moriranno prima del previsto. Quindi non è escluso che prima o poi possa nascere una nuova formazione politica: vediamo cosa succede». Non un partito, ma alle prossime elezioni – ormai non più tanto lontane – l’associazione dovrà prendere delle posizioni. «Non abbiamo l’ansia di doverci schierare, un governo c’è, anzi intendiamo incalzarlo con proposte concrete. Auspichiamo però la nascita di un grande partito che rappresenti il popolo dei moderati e dei riformisti». L’idea non è nuova. L’ha sostenuta non più tardi di un mese fa il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: «Un partito cattolico ma non confessionale, laico e non laicista, moderato, riformatore e riformista». In parole povere, la sezione italiana del Partito popolare europeo.
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