
NON AMMETTETE IL LUPO VIOLANTE A CORTE
E’ in predicato la nomina di Luciano Violante alla Corte costituzionale da parte del Parlamento con un voto che dovrebbe comprendere maggioranza e opposizione. Si comprende come questa nomina sia impopolare nella maggioranza che pure tratta ancora la possibilità di un’accoppiata di Violante con Donato Bruno di Forza Italia, presidente della prima commissione della Camera dei deputati. La ragione della trattativa è che si vuole preferire dei candidati politici a dei candidati giuristi. Ma Violante non è soltanto un candidato politico, è l’espressione di una corrente della magistratura altamente politicizzata a sinistra. è, in un certo modo, una figura simbolo della grande avventura che condusse alla fine della Prima Repubblica e alla distruzione dei partiti storici della democrazia. Eleggerlo vorrebbe dire avallare quella lettura della storia politica del paese.
Il problema della connessione tra magistratura e politica domina le istituzioni italiane perché non è stabilito un rapporto corretto tra le due istituzioni. Esso è stato squilibrato con l’abolizione dell’immunità parlamentare fatta sotto il peso delle indagini milanesi in un Parlamento ormai condizionato dal fenomeno Tangentopoli. Il problema è delicato in quanto la Corte costituzionale è divenuta l’istituzione dominante della politica italiana, tanto che possiamo assistere a un vero governo dei giudici con valutazioni contrapposte a quelle della politica. Così ci ritroviamo col potere esecutivo nelle mani di quello giudiziario. Ora il governo si trova di fronte a degli stati di necessità che devono essere considerati dal punto di vista del bene comune. Se vi è un’autonomia della magistratura, vi deve essere anche un’autonomia del Parlamento portatore della sovranità popolare. Non vi è decisione del Parlamento che affronti il nodo della giustizia che non sia immediatamente invalidata dalla controreazione dei magistrati.
Ciò appare anche nella questione della proroga del procuratore antimafia Pierluigi Vigna decisa dal Parlamento. Anche se essa è chiaramente motivata dalla volontà di non far eleggere dal Csm Gianfranco Caselli ciò non sarebbe sufficiente a chiamarla illegittima, si tratterebbe di una normale dialettica tra Parlamento e magistratura. E proprio questo non è ammesso: l’autonomia della magistratura è considerato un fatto sacro che non ammette contrasti, nemmeno quando, come nel caso del giudice Forleo, giunge a considerare i reclutatori di kamikaze come non terroristi. La nomina di Violante alla Corte accentuerebbe il ruolo di governo dei giudici che è divenuto il regime politico della Repubblica italiana. Pensare che la volpe perde il pelo ma non il vizio dovrebbe essere considerato un proverbio interessante da chi pensa a un Violante garantista se indossa i panni di giudice costituzionale.
bagetbozzo@ragionpolitica.it
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