
Non barate, abbonatevi a Tempi. Un invito firmato Charles Péguy

Pubblichiamo il “Taz e Bao” del numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
«Devo render giustizia ai nostri abbonati che in questa concezione della libertà ci sono rimasti meravigliosamente fedeli. È il loro onore. E il nostro. Ho spesso rimproverato ai nostri abbonati di non essere abbastanza numerosi. E quest’anno più che mai. Ma riconosco che il mio rimprovero è più per chi non è abbonato che per chi lo è già. Coloro che lo sono hanno capito perfettamente, ossia sapevano prima e bene quanto noi, quali sono i costumi della vera libertà.
Ancora una parola che non mi piace, ma insomma, è la vita stessa a esigere libertà. Una rivista è viva solo se ogni volta scontenta un buon quinto dei suoi abbonati. E la giustizia vuole che non siano sempre gli stessi a rientrare in questo quinto. Altrimenti, voglio dire, quando ci si sforza a non scontentare nessuno, si cade nel sistema di quelle colossali riviste che perdono milioni, o che guadagnano milioni, per non dire nulla. Anzi, a non dire nulla.
I nostri abbonati l’hanno capito perfettamente, bisogna rendergliene atto. Come noi hanno il gusto, il rispetto della libertà. Ce l’hanno dimostrato con una magnifica fedeltà lunga quindici anni. Essi sono, come non mai, troppo pochi. Ma quelli che ci sono ci restano.
Con questo duro metodo, grazie a quest’unico sistema di reclutamento, non si verifica affatto un reciproco svilimento basato su uno scambio continuo di concessioni reciproche, che gli uni e gli altri si fanno di continuo, ma è così che i nostri quaderni, a poco a poco, hanno formato un comune luogo d’incontro per tutti coloro che non barano. Qui ci sono cattolici che non barano, protestanti che non barano, ebrei che non barano, liberi pensatori che non barano. Per questo siamo in così pochi cattolici, in così pochi protestanti, in così pochi ebrei, in così pochi liberi pensatori. E in tutto, così poca gente. E abbiamo contro di noi i cattolici che barano, i protestanti che barano, gli ebrei che barano, i liberi pensatori che barano (…). E sono in molti».
Charles Péguy Cahiers de la quinzaine, 16 febbraio 1913 (in Denaro, Piano B Edizioni, 2011)
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6 commenti
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Ieri ho fatto l’abbonamento, ne abbiamo tutti bisogno, io mia moglie i nostri figli, voi!
Il mese scorso ho avviato la procedura guidata in rete per l’abbonamento “semplice” con carta di credito.
Però all’atto del pagamento il gruppo bancario a cui vi appoggiate (la Banca Sella) ha rifiutato la transazione.
La carta è OK, lo stesso giorno l’ho utilizzata per un’altra cosa ed è andata a buon fine.
?????
Ho appena rinnovato l’abbonamento.
Non sempre sono d’accordo con voi, a volte ho l’impressione che si rischi di essere troppo schierati da un lato, così come i girotondini lo sono dall’altro.
Ma è vero che certe battaglie e certe posizioni sono in pochi a prenderle.
al direttore amicone : io nel 1993 avevo sottoscritto un abbonamento al sabato per 1 milione di vecchie lire – la promessa era che sarebbe stato spiegato per filo e per segno a cosa servivano i (credo) 5 miliardi di lire che poi furono raccolti – finita la raccolta il sabato chiude tanti saluti e baci. io non disconosco la bontà dei contenuti che condivido appieno ma vorrei evitare la fine del sabato…
p.s. se non avete i soldi per continuare a stampare rassegnatevi come fanno gli altri : nuovabussola la croce quotidiano etc
ci vuole dare una risposta cortese gentile amicone ?
Rispondo io al Signor Mario Bram.
Sono una lettrice di Tempi, una come tanti. Leggo quello che posso nel tempo libero per tenermi aggiornata e tenere accesa una speranza, perché’ ho notato che questa rivista propone articoli in cui si cerca di descrivere quanto accade nel mondo e fatti di cronaca non “sfigati”, ma che ci insegnano il coraggio. Spesso infatti i giornalisti di Tempi ci raccontano di gente che ha sofferto, e’ caduta, ma si e’ rialzata. Non so Lei, ma a me non capita di ritrovare la stessa attenzione, guardando altre riviste.
Ora Tempi e’ in difficolta’ e chiede ai suoi lettori un aiuto. A differenza mia e, probabilmente anche Sua signor Mario, che ci occupiamo d’altro e leggiamo questo giornale per piacere, quelli che scrivono per Tempi con questo lavoro si guadagnano il pane quotidiano. Stanno chiedendo aiuto per far andare avanti il loro lavoro ed il loro (e forse affettivamente un po’ il nostro) giornale e perche’ sono lavoratori come noi.
Di questi tempi e’ un’impresa ardita.
Forse per noi una scommessa, magari una folle scommessa, ma io voglio crederci, perche’ credo che Dio aiuti gli audaci e chi cerca il Bene nelle pieghe irregolari della realtà’. Non c’e’ alcun obbligo nella loro richiesta di aiuto e non ci dev’esser alcuna pretesa da parte nostra che per forza le cose debbano andare bene. E non vedo proprio perche’ si debbano rassegnare. Certo se accadra’ che non possa piu’ uscire il cartaceo, pazienza.
Ma intanto proviamoci ad aiutarli, anche perche’ l’aiuto che diamo a loro secondo me e’ un aiuto che diamo a noi stessi, perche’ questa rivista, come altri doni che Dio ci fa, puo’ esser un aiuto per la nostra vita. Questo il mio pensiero. Buona giornata signor Mario e scusi se mi sono permessa la liberta’ di risponderLe, benche’ sia solo una lettrice, mi sta a cuore questo giornale perche’ semplicemente mi piace.
Ai ragazzi di Tempi dico Forza ragazzi e coraggio avanti!
a settembre penso di abbonarmi. Non mi scontentate mai tutte le volte che mostrate coraggio, vostro o per esempio dei martiri cristiani in varie parti del mondo. Su altre cose come i diritti civili mi arrendo. 😉 Sono temi scottanti e non si può pretendere un salto in avanti d’emblée. 🙂 Comunque la mia l’ho detta abbondantemente, adesso la smetto di intervenire sotto quei post.