Non basta un po’ di bioetica per unire tecnocrati e rivoluzionari

Il governo Prodi non ha una idea di società, un nucleo ispiratore attorno a cui rifarsi. Ciò è legato in primo luogo all’incertezza che guida la sua principale componente, l’Ulivo, l’unione di Ds e Margherita. Le tradizioni politiche degli schieramenti di provenienza sono state messe in parentesi dal processo di unificazione in corso, in cui una componente annulla le caratteristiche dell’altra. Non è un caso che il futuro partito democratico non abbia alcun riferimento europeo, ma sia un processo di pura unificazione organizzativa. Non vi è traccia di pensiero liberale nei Dl, che si rifanno al liberalismo, né di socialdemocrazia nei Ds, che si rifanno al socialismo. Rispetto a questa privazione di linguaggio proprio la Casa delle Libertà aveva dato un senso a termini come “liberale”, “nazionale” e “tradizionale”, giungendo così a esprimere persino una riforma della Costituzione del ’48. Aveva permesso un rapporto fecondo con la Chiesa cattolica, giungendo persino a scrivere una legge sulla fecondazione assistita più conforme alla tradizione cristiana. Aveva cioè trovato una composizione tra princìpi liberali e valori cattolici inedita nella società italiana.
Nel governo Prodi coesistono due riferimenti: quello del ritorno all’ortodossia europea e quello delle spinte dell’estrema sinistra verso una linea anticapitalistica e antioccidentale. Ogni ministro dà luogo, in forma diversa, a esternazioni in un senso o nell’altro, seguendo chiaramente la linea del partito a cui appartiene. Così è avvenuto con il ministro del Lavoro, con il ministro della Solidarietà, con il viceministro delle Finanze, con il ministro dei Trasporti e quello delle Infrastrutture. La ripartizione delle competenze tra i vari ministri, effettuata scorporando le fusioni previste dalla riforma Bassanini, riflette anch’essa la volontà di affidare i singoli settori a partiti diversi, in modo da garantire una linea accettabile a tutti. Uno dei conflitti più significativi è tra il sottosegretario agli Interni, Marcella Lucidi, e il suo ministro, Giuliano Amato. Mentre l’una nega la possibilità del rinvio in patria dei clandestini libici, l’altro tratta con la Libia il medesimo tema.
L’estrema sinistra vede il problema sociale come determinante per garantire la universalità dei diritti, mentre la linea tecnocratica punta sugli obiettivi di bilancio pubblico e sistema economico. Si tratta di due concezioni diverse, una “rivoluzionaria” e una “conservatrice”, una intesa a ideare un senso universale e mondiale alla politica italiana, l’altra tesa a preservare le linee di fondo del sistema economico. Come mettere insieme la tecnocrazia europea e il movimento dei movimenti, la conservazione del sistema occidentale e la spinta delle moltitudini? Prodi sintetizza le due posizioni sotto la forma del primato dell’etica. Ma questo è un ombrello troppo generico per coprire spinte culturali, sociali e politiche così differenti.
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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