Non c’è 007 senza Bondgirl e senza Bondsong

Di Carlo Candiani
13 Gennaio 2012
John Barry li ha composti quasi tutti e negli anni illustri musicisti si sono cimentati con le Bondsong, i temi musicali della saga di 007. Da Paul McCartney a Tina Turner, da Louis Armstrong a Dusty Springfield, le migliori voci internazionali hanno fatto a gara per cantare le avventure dell'agente segreto con licenza di uccidere

Che 007 sarebbe senza la Bondsong? Insostituibile come la Bondgirl, il brano che tradizionalmente accompagna i titoli di testa dei vari episodi della saga ideata da Ian Fleming ha, già dai primi titoli, brillato di vita propria, affrancandosi dalle immagini psichedeliche delle produzioni anni ’60 per catapultarsi nei piani alti delle hit parade, fra i dischi più venduti. A partire dal celeberrimo tema musicale, marchio di fabbrica di tutta la serie e erroneamente attribuito a John Barry, che però l’ha sviluppato nel corso degli anni, diventando per volontà del produttore Broccoli, il “deus ex machina” della soundtrack della spy story. Morto il 30 gennaio 2011 all’età di 78 anni, Barry è uno dei padri nobili delle colonne sonore hollywoodiane: vincitore di cinque premi Oscar ha firmato, oltre la colonna sonora di James Bond, quelle di La mia Africa, Balla coi lupi, Born free, non disdegnando il piccolo schermo (compose la sigla di Attenti a quei due, della coppia Moore/Curtis).

Undici le avventure dell’agente segreto a servizio di sua Maestà che dal 1962 al 1987 Barry seguì nella produzione. Compose altrettante Bondsong, a eccezione di Live and let die (1973) affidata a Paul McCartney e i suoi Wings, Nobody’s does it better bellissima ballata composta da Hamlish & Sager nel 1977 e interpretata da Carly Simon e For your eyes only, del 1981, scritta da Bill Conti, reduce dal successo di Rocky, e cantata da Sheena Easton. Ma tanti sono i titoli attribuiti a Barry affidati  alle doti canore di ugole famose del mondo del pop, del rock e del soul: senza voler stilare classifiche, come non ricordare le calde squillanti voci di Tom Jones (Thunderball, 1965) e la veterana Shirley Bassey, con le interpretazioni di Goldfinger (1964), Diamonds are forever (1971) e Moonraker (1979).
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È sterminata la schiera di vip delle sette note invitati a cantare le gesta dell’agente con licenza di uccidere. Sotto la gestione Barry: Nancy Sinatra, Gladys Knight, Rita Coolidge, Duran Duran, A-Ha. Dopo la fine della collaborazione del decano si cimentano interpreti del calibro di Tina Turner ( Goldeneye, firmata da Bono e The Edge, certamente non una delle loro migliori composizioni) e Madonna.

Sarebbe però incompleta la rassegna delle Bondsong se non citassimo due titoli che spesso sono dimenticati dalle rassegne cronologiche dei cosiddetti siti specializzati e che, guarda caso, sono anche tra i brani più belli. Il primo è The Look of Love, cantata da Dusty Springfield e firmata da Burt Bacharach, coinvolti, loro malgrado, nel “complicato” Casino Royale, una specie di “spin-off” della serie regolare, film parodia delle gesta di James Bond che ebbe tante difficoltà nella sua realizzazione. L’altro titolo da segnalare è uno dei più bei brani pop della storia musicale del 900: sempre firmato da Barry è il commento dei titoli di coda al film Agente 007 – Al servizio segreto di Sua Maestà (1969) e ripete le parole che nell’ultima scena James Bond pronuncia abbracciando il corpo esanime della moglie appena sposata, colpita a morte in un colpo di scena drammatico e commovente: “Noi avremo tutto il tempo del mondo” (We have) All the time in the world, eseguito dalla voce roca e dal dolce suono della tromba di Louis Armstrong. Canzone che per il grande jazzista-dixie sarà un successo postumo: la morte lo coglierà qualche mese prima della pubblicazione del brano.

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