
Non solo Egitto. Anche in Tunisia la Primavera araba dà scarsi risultati
Il più grande sindacato della Tunisia ha annunciato lo sciopero generale per la prossima settimana in protesta contro la mancanza di lavoro e contro il partito islamista al governo Ennahda. Il sindacato UGTT, che conta 500 mila iscritti, a inizio settimana ha protestato per la mancanza di lavoro nel paese, chiedendo investimenti per diminuire la disoccupazione e le dimissioni del governatore di Tunisi, appartenente al partito Ennahda.
L’ASSALTO DEGLI ESTREMISTI. Le proteste hanno scatenato la reazione di centinaia di estremisti islamici che martedì hanno attaccato con bastoni e coltelli i membri del sindacato, riuniti in piazza nella capitale per protesta, e ne hanno assaltato gli uffici. La polizia è intervenuta per sedare gli scontri ma non è riuscita ad evitare il ferimento di 252 persone. Il governo ha condannato le violenze ma ha anche accusato il sindaco di volere rovesciare il governo.
DISOCCUPAZIONE. Per questo UGTT ha indetto lo sciopero generale per il 13 dicembre, proprio alla vigilia del secondo anniversario dell’inizio della Primavera araba, che in tutto il mondo arabo ha preso piede dopo che il 17 dicembre 2010 un ambulante di Tunisi si è dato fuoco chiedendo lavoro e dignità. Due anni dopo, in Tunisia il 75 per cento delle donne è disoccupata, l’economia stenta a riprendersi, l’inflazione è molto alta e il tema della sicurezza resta inevaso, con gruppi di estremisti salafiti che cercano di trasformare il paese in un califfato islamico.
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