Numeri, Tonini e (beati ultimi) Intini

Di Damato Francesco
09 Giugno 1999
Terrazze romane

Le elezioni europee del 13 giugno costringono leader politici e candidati a dare anche i numeri. Che sono quelli al di sopra o al di sotto dei quali si propongono di cantare vittoria o di ammettere problemi. Franco Marini, per esempio, duramente contestato nel Ppi per non avere saputo conservare all’ex Dc la postazione del Quirinale, ha detto che si riterrà sconfitto solo se il suo partito uscirà dalle urne “significativamente” sotto la soglia del 6,8 per cento, raggiunta nella quota proporzionale delle elezioni politiche del 1996. Quanto poi si possa valutare quel “significativamente”, Dio solo lo sa. Antonio Di Pietro, che nella sua frenetica campagna elettorale si è accoppiato (politicamente, per carità) con la ormai ultrasettantenne Gina Lollobrigida, costretta a salire in groppa ai pronipoti dell’asinello cavalcato quasi mezzo secolo fa per “Pane, amore e fantasia”, ha indicato nel 10 per cento il traguardo ottimale del movimento formato con Romano Prodi. Il leader di Allenaza Nazionale Gianfranco Fini, forse sopravvalutando i voti che può portargli il neo-alleato Mario Segni e quelli che Walter Veltroni può cedere al movimento prodiano, ha ipotizzato il sorpasso del Pds. Ma qualcuno sospetta che egli sogni di sorpassare anche Forza Italia. Beati i socialisti, che per cantare vittoria si accontenterebbero del 4 per cento, che è il traguardo indicato da Ugo Intini, capolista dell’ex Psi nel Nord-Ovest.

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