
Obama in Israele per “photo opportunities”. «I rapporti sono ai minimi storici»
Una visita di circostanza, un po’ freddina e formale. Così potrebbe essere descritto il viaggio che il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Hussein Obama si appresta a compiere, a partire da oggi, in Israele. Obama, che atterrerà a Tel Aviv, trascorrerà, infatti, due giorni in Israele, facendo tappa anche in Palestina, ma evitando accuratamente i luoghi tradizionali, simbolo dell’ebraismo, come il Muro del Pianto e la Città Vecchia di Gerusalemme, privilegiandone altri. Eppure, secondo Giulio Meotti, giornalista del Foglio, Obama rimarrà un presidente che «non ha feeling né con gli ebrei né con gli israeliani» e, oltretutto, sarà «il primo presidente americano a recarsi in Israele senza portare nessun accordo in grande stile». Motivo per cui «sia palestinesi sia israeliani lo accoglieranno entrambi in modo freddo». Obama, a quel punto, potrà così tornarsene in America, proprio «come se non fosse successo nulla». Nulla in grado districare il «complicato rapporto» che si è venuto a instaurare tra Stati Uniti e Israele.
Meotti, è da un bel pezzo che un presidente degli Stati Uniti non si recava in Israele.
Esatto. Obama, infatti, non ha visitato Israele durante il suo primo mandato e, ora che è libero da impegni elettorali, si accinge a rispolverare quella che è sempre stata una prassi delle precedenti amministrazioni, ma che stavolta, di fatto, sarà né più né meno che una visita molto formale, con tante strette di mano e poco affetto.
Come sono i rapporti tra Obama e Bibi Netanyahu?
I rapporti tra i due paesi sono ai minimi storici. E tra presidente e primo ministro sono orridi: Obama disprezza Netanyahu e Netanyahu non ha stima politica per Obama. Ciononostante, stiamo parlando di una relazione che è vitale per entrambi. Soprattutto per Obama, dopo che in Medio Oriente l’America ha perso un alleato come l’Egitto, la Giordania sta collassando e rischia di cadere anche la Siria.
Cosa si diranno i due?
Sicuramente ci saranno tante manifestazioni pubbliche e formali strette di mano: Obama, del resto, deve mandare segnali di fiducia agli israeliani, se vuole ottenere qualcosa. Ma il cuore della discussione verterà sulle vicende legate all’Iran, alle quali bisogna prestare attenzione.
Obama, in 48 ore di visita, non farà tappa né al Muro del Pianto né alla Città Vecchia di Gerusalemme, preferendo luoghi come lo Yad Vashem (il museo dell’Olocausto), la batteria antimissile dell’Iron Dome e la tomba di Theodor Herzl, il padre del sionismo. Come mai?
È vero, è così. Probabilmente, non andando né al Muro del Pianto né alla Città Vecchia, vuole dare l’impressione di essere, per così dire, “abramitico” e di rispettare allo stesso modo ebrei, cristiani e musulmani. Ma non si può non notare che c’è in programma anche una visita alla Natività di Betlemme, quasi a voler riconoscere il legame dei palestinesi con quelle terre più di quello degli ebrei della Città Vecchia.
Mentre, visitando Iron Dome e Yad vashem, che impressione vorrà dare?
La visita alla batteria antimissile dell’Iron Dome è solo per farsi scattare qualche bella “photo opportunities”, come chiamano in America le fotoricordo. Quanto alla visita allo Yad Vashem, invece, non è altro che un modo per giustificare il diritto degli israeliani ad abitare la loro terra conseguentemente all’Olocausto, mentre gli ebrei vorrebbero sentirsi riconosciuto questo diritto semplicemente perché quella terra la abitano da sempre. Oltretutto, Obama nemmeno andrà a parlare alla Knesset, il parlamento israeliano, dove parlò persino il presidente egiziano Sadat.
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