L’Occidente non è mai stato così diviso. E Putin ringrazia

Di Leone Grotti
15 Aprile 2022
Usa, Germania, Francia, Regno Unito, paesi baltici: ognuno percorre una strada diversa per ottenere obiettivi differenti in Ucraina. È il modo migliore per prolungare la guerra senza aiutare davvero Kiev
I presidenti di Polonia e paesi baltici insieme a Zelensky a Kiev

I presidenti di Polonia e paesi baltici insieme a Zelensky a Kiev

Joe Biden accusa Vladimir Putin di essere autore di un «genocidio» in Ucraina, il presidente francese Emmanuel Macron ribatte che «alzare il livello della retorica è inutile». I presidenti di Lituania, Lettonia, Estonia e Polonia decidono di recarsi a Kiev come «segno di solidarietà verso l’Ucraina», il capo di Stato polacco invita anche quello tedesco, Frank-Walter Steinmeier, ma Zelensky gli nega un incontro, risentito per lo scarso sostegno tedesco e per il mancato via libera all’embargo sulle importazioni europee di gas russo.

L’unità dell’Occidente non esiste

Per farsi perdonare, invita il premier tedesco Olaf Scholz, che ovviamente rifiuta. Senza concordare la visita con gli alleati europei, il cancelliere austriaco Karl Nehammer vola a Mosca per incontrare Putin, che lo tratta (male) come qualcuno che conta poco.

L’Italia, prima di muoversi per conto proprio per acquistare gas in giro per il mondo, chiede all’Unione Europea di promuovere acquisti comunitari con un tetto al prezzo. Germania e Olanda si oppongono. Gli Usa chiedono all’Europa di fermare le importazioni di metano russo, minacciandola con le temute “sanzioni secondarie”, ma Berlino temporeggia (con l’appoggio di molte cancellerie europee). Kiev chiede più armi, ancora più potenti, ma a Bruxelles i Ventisette sono divisi, mentre gli Usa sono disposti a inviare anche elicotteri da guerra.

Gli Usa di Biden vogliono vincere sul campo

Ma dov’è la tanto sbandierata unità d’intenti dell’Occidente davanti all’aggressione russa dell’Ucraina? I paesi dell’Ue hanno davvero un obiettivo comune e sono d’accordo su come perseguirlo? Invece di farsi fotografare con il giubbotto antiproiettile nella capitale ucraina, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen dovrebbe chiederselo. E se l’obiettivo comune ci fosse davvero, è lo stesso degli Stati Uniti? La risposta a tutti e tre i quesiti sembra purtroppo essere negativa.

Gli Stati Uniti di Biden (così come gli inglesi di Boris Johnson) si rifiutano innanzitutto di dare a Putin ciò che vuole, un incontro tra grandi leader per ridefinire le sfere d’influenza mondiali, e «vogliono la vittoria dell’Ucraina» sul campo dal punto di vista militare, come spiegato a Tempi da Mattia Ferraresi, già corrispondente negli Usa per il Foglio e oggi caporedattore a Domani. Anche a costo di prolungare la guerra e rendere il suo costo, in termini economici e di vite umane, molto pesante.

Francia e Germania vogliono il dialogo

La Francia di Macron cerca di evitare il muro contro muro con Mosca e continua a tenere aperti i canali diplomatici con Putin, criticando Biden ogni volta che questi alza il livello della retorica. I paesi baltici non vogliono che si scenda a compromessi con il Cremlino, temendo di essere i prossimi, dopo l’Ucraina, a subire un attacco militare. Per questo spingono per armare Kiev, anche più di quanto gli Usa stiano già facendo, nella speranza che l’esercito di Zelensky possa riprendersi anche la Crimea.

La Germania, pur avendo annunciato un riarmo gravido di conseguenze e che passerà alla storia, preferirebbe che Ucraina e Russia raggiungessero un compromesso e si oppone (per ora) a imporre lo stop all’acquisto del gas russo: una sanzione devastante per Mosca, ma anche per Berlino che vedrebbe svanire il 3% del Pil.

Occidente diviso, Putin ringrazia

Mentre i russi si preparano a una nuova, devastante offensiva per invadere tutto il Donbass, nella speranza di conquistarlo entro il 9 maggio, data in cui la Russia festeggia la vittoria sulla Germania nazista durante la seconda guerra mondiale, l’Occidente, Unione Europea in testa, continua a dividersi senza riuscire a trovare una strada unitaria da intraprendere per fronteggiare la minaccia russa. È il regalo migliore che si possa fare a Putin.

@LeoneGrotti

Foto Ansa

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