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Le immagini degli attivisti della Ivy League, armati di caramelle gommose alla melatonina, pane senza glutine e braccialetti dell’amicizia, accampati nel prato della Columbia per opporsi alla «violenta entità dei coloni sionisti» hanno fatto il giro del mondo. Così come quelle degli agenti che facevano irruzione nella Hamilton Hall, arrestando e caricando sulle camionette un centinaio di manifestanti.
Abbiamo visto, poche ore dopo l’eccidio del 7 ottobre, i rappresentanti di 31 associazioni studentesche di Harvard proclamare: «Riteniamo il regime israeliano interamente responsabile di tutta la violenza in corso». E, diverse settimane dopo, studenti atei e gender fluid dal Massachusetts alla California pregare in ginocchio verso la Mecca unendosi ai compagni islamici. Abbiamo visto i violenti scontri tra manifestanti pro Palestina e pro Israele dell’Ucla e le proteste studentesche agitare il paese più del processo a Trump – o almeno questo si evince...
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