
Oratori estivi: proposte vere, non servizi di babysitteraggio

Estate, la stagione dell’oratorio. Una volta finita la scuola sembra questo il suo proseguimento naturale, il luogo che i genitori scelgono come tutore del tempo libero dei figli. In attesa di partire per le vacanze estive familiari, che di solito si tengono d’agosto, dove impegnare il tempo dei ragazzi se non all’oratorio della parrocchia vicino casa? Quest’anno, sopratutto nelle grandi città, l’adesione alle proposte dei centri estivi ha registrato un +10 per cento, secondo quanto dichiarato dal Forum Oratori Italiani. I centri estivi più piccoli fanno alle famiglie proposte più brevi, di un paio di settimane, mentre quelli più grandi, che arrivano a occuparsi anche di 800 ragazzi, vanno avanti fino a luglio inoltrato. Quasi tutti propongono una vacanzina finale, qualche giorno fuori città, come conclusione ideale prima dei saluti.
NON SOLO GIOCO. Cosa rimane ai ragazzi una volta concluso questo periodo? Quanti di loro aderiscono alla proposta educativa degli oratori anche d’inverno, anche una volta che la scuola ha ripreso? Basta passare di fronte a una chiesa qualsiasi per notare che l’oratorio brulicante di ragazzini durante l’estate sembra meno vivace durante la fredda stagione.
«Il centro estivo deve avere un filo conduttore con quanto viene fatto durante le altre stagioni, vale a dire il catechismo, il doposcuola e altre proposte. Non si deve cedere alla tentazione, comoda, di proporre durante l’estate solo attività prettamente ludiche, per avere un gran numero di iscrizioni. Si deve pensare a un progetto, si deve fare in modo che l’oratorio non sia solo un punto babysitter», spiega a tempi.it don Luca Speziale, sacerdote della Fraternità San Carlo, nella chiesa di Santa Maria in Domnica, a due passi dal Colosseo. Qui si tengono due gruppi, quelli delle elementari e quelli delle medie, per un totale di una settantina di ragazzi. Il centro estivo dura due settimane, una dedicata a san Paolo e l’altra dedicata a sant’Agostino, come racconta don Luca: «Durante le settimane facciamo dei laboratori e delle attività dedicate alla vita del Santo, ogni anno scegliamo grandi figure della cristianità. A queste alterniamo la preparazione dei costumi e delle scene più importanti della storia del santo, e realizziamo una piccola recita, alla quale partecipano tutti i ragazzi. In questo modo il tempo è occupato in maniera costruttiva, e i giovani si sentono parte di qualcosa di vero».
IL MESSAGGIO. Qui in Santa Maria in Domnica, l’oratorio è affollato sia d’estate sia d’inverno: «Non proponiamo niente di diverso da quello che portiamo avanti durante l’anno. La questione degli oratori è un po’ equivoca per questo: ci sono centri che si attivano solo d’estate, che si concepiscono come un luogo che esiste solo in virtù di un bisogno dei genitori. Poi è ovvio allora che a settembre, con l’inizio della scuola e del catechismo, rimangano pochi sparuti ragazzi». Il centro della proposta del centro estivo è il messaggio cristiano: «Molto spesso gli oratori corrono il rischio di proporre attività senza un ideale. Per quanto possa essere bello imparare a far crescere delle piantine o andare a vedere gli animali al bioparco, non bisogna perdere di vista che chi ci guida è il messaggio cristiano. Perciò, il venerdì mattina, prima della recita sul Santo, proponiamo la Messa. Basta una volta alla settimana, per ricordare ai ragazzi il senso dello stare insieme. Mi sono anche scontrato con qualche mio collega, che avrebbe voluto proporre la Messa tutti i giorni fin dal primo giorno. Ho detto loro scherzosamente che non volevo scioccarli, forzando magari ragazzi non troppo abituati a pregare. Ho preferito fare invece in modo che la Messa diventi la naturale conclusione di una settimana insieme», conclude don Luca.
IL RUOLO DELLE FAMIGLIE. La parrocchia di don Luca è in una zona centrale di Roma, e le famiglie che ruotano attorno al centro estivo sono le più disparate: «Durante l’anno, oltre al percorso classico dei sacramenti, proponiamo ai ragazzi di studiare, di pranzare, di passare del tempo insieme. Se piace ai ragazzi, è ovvio che poi piacerà anche alle famiglie, non necessariamente tutte ferventi cattoliche. Succede però spesso che qualche madre o padre voglia partecipare, rendersi utile per rendere più accogliente il luogo in cui il proprio figlio cresce».
Genitori che impiegano il proprio tempo libero per rendere più bello il tempo libero dei ragazzi, succede anche a Milano, nella parrocchia San Vincenzo de’ Paoli. Racconta Marcella, una delle mamme che si occupa del centro estivo: «Dopo aver iscritto il secondo figlio a catechismo, anche un po’ provocata dal parroco, mi sono decisa a cercare di dare una mano alla vita della Chiesa, e così sono diventata catechista. Da lì è venuto naturale partecipare attivamente anche alla vita dell’oratorio, con il centro estivo. Dedico alla San Vincenzo il mio tempo libero, ma è un tempo pieno».
AL CENACOLO DA VINCI CON IL DON. Della stessa opinione anche due liceali, Federico e Emanuele, che finita la scuola si impegnano alla San Vincenzo a tenere i ragazzi più piccoli: «Sentiamo la responsabilità e nei confronti dei genitori che ce li affidano. L’oratorio dura solo due settimane, ma non c’è un momento vuoto. Nel corso degli anni qui in oratorio siamo riusciti a costruire amicizie importanti, anche più di quelle emerse a scuola. Speriamo che i ragazzini delle elementari e delle medie che vediamo in questi giorni possano fare lo stesso».
Ad occuparsi direttamente della sessantina di ragazzi che ogni giorno popolano la San Vincenzo de’ Paoli c’è don Alessandro Vismara, giovane ma con le idee chiare su cosa debba essere un centro estivo: «Gli spazi qui sono piccoli e ci costringono, per fortuna, a uscire spesso dal nostro cortile. Abbiamo portato i ragazzi al Cenacolo di Leonardo Da Vinci, all’Osservatorio Astronomico nei giardini di Palestro. La proposta che facciamo è sempre alta, e non lo è mai troppo, mi viene da dire. Anzi, i bambini sanno cogliere la bellezza di un Leonardo o dell’insieme delle costellazioni anche meglio degli adulti». All’estate segue la ripresa scolastica, il tempo del catechismo e dei sacramenti, ma il tempo per una partita di pallone si trova sempre, racconta don Alessandro: «Durante l’anno ad aver bisogno di essere seguite sono ancora più le famiglie che i ragazzi. Molti hanno aspettative sui figli molto alte, o molto diverse dalla loro vera natura, inseguono un’ideale di figlio».
Parroco della San Vincenzo è don Edoardo Canetta, che una volta ha organizzato una caccia ai pirati su un battello per i ragazzi di un centro estivo in Kazakistan: «Non so più quanti siano gli anni passati a organizzare proposte estive. Ma ogni anno mi chiedo che ruolo vogliano giocare le istituzioni in questo senso. Sono sicure che dalle parrocchie arriveranno ogni genere di proposte per l’estate, ma allora, penso, dobbiamo essere noi stesse parrocchie a far sentire la nostra voce. Non facciamo che le istituzioni ci diano per scontate».
Foto da Shutterstock
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