
Oslo, Stoltenberg ai funerali: «Ora più democrazia, apertura e umanità»
“Nella severa cattedrale luterana di Oslo, come in cento chiese attraverso la nazione, la Norvegia si è ritrovata, basita e fiera, unendosi per il primo rito dell’addio. Migliaia di persone si sono assiepate in silenzio sui marciapiede fuori dalla chiesa, mentre autorità e amici delle vittime entravano a piccoli gruppi per prendere parte alla cerimonia religiosa. Un tappeto di fiori e candele, bandiere e messaggi è andato spalmandosi sulla piazza, allargato per ore e ore da una fila ininterrotta di gente, in attesa paziente e ordinata” (Corriere, p. 5).
Ieri Oslo, insieme a tutta la Norvegia, ha pianto le 92 persone uccise dal connazionale Anders Behring Breivik, che il 22 luglio scorso ha prima fatto esplodere un palazzo nel centro di Oslo e poi si è recato nell’isola di Utoya dove a colpi di arma da fuoco ha sterminato 85 giovani laburisti.
“Nessuna vera misura di sicurezza è stata adottata dalla polizia. Come se certe cose in Norvegia non possano cambiare. Le transenne avevano ampi varchi. Nessun controllo personale. (…) Il premier Jens Stoltenberg è arrivato poco dopo le 11. Alcuni agenti di scorta a una certa distanza. Prima di entrare ha deposto una rosa bianca insieme ad altri membri del governo e ai leader dei giovani laburisti, che sull’isola di Utoya hanno visto cadere la loro meglio gioventù. Poi è toccato al sovrano Harald V con la regina Sonja: un re nordico che ha mostrato le sue emozioni, tergendo ripetutamente il viso dalle lacrime” (Corriere, p. 5).
Il premier ha dichiarato: «Piangiamo con voi e siamo con voi in questa tragedia nazionale. Sono fiero di vivere in un paese che è riuscito a restare con la schiena dritta in un momento così critico. Quanto è accaduto è orripilante. Siamo in una nazione piccola ma orgogliosa e non rinunceremo mai ai nostri valori». “Il primo ministro li ha riassunti in tre promesse: «La nostra risposta sarà più democrazia, più apertura, più umanità». Ma «non saremo mai ingenui». Parole ispirate anche quelle del vescovo di Oslo Ole Christian Kvarme: «L’odio non può trionfare sull’amore, ecco perché ci abbracciamo l’uno con l’altro»” (Corriere, p. 5).
“Parlando con noi dopo la funzione, Kvarme ha lodato l’esempio di «unità» dato dalla classe politica norvegese di fronte a un fatto «incomprensibile», che «va contro tutto quello su cui abbiamo costruito la nostra comunità». I colpevoli dovranno essere giudicati «con severità, secondo le regole e le procedure del nostro sistema giudiziario», perché una società democratica «non risponde alla violenza con la violenza». E anche il vescovo si è detto certo che la strage «non condurrà a una società più chiusa, a più controlli di polizia per le strade, ma dovrà rafforzare i valori di apertura e tolleranza»” (Corriere, p. 5).
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